giovedì 30 settembre 2010

La statua del "giudeo" Sonnino

Erige nel centro del suo paesino una statua ai Kaiserjaeger austriaci (i cacciatori imperiali) con una targa che definisce "giudeo" l'ex ministro degli esteri italiano Sidney Sonnino. L'uomo è stato denunciato dal sindaco di Sarentino in Alto Adige ( 7 mila abitanti, in gran parte di lingua tedesca) con l'ipotesi di violazione della Legge Mancino. A suscitare la polemica è stato un bolzanino, Hans Meraner, che ha una casa nel paesino di montagna poco distante da Bolzano. Dicono in paese che abbia deciso di costruire il monumento, un Kaiserjaeger bronzeo in formato naturale, per occupare un pezzetto di un suo terreno che dà sulla pubblica via , infastidito dal fatto che d'inverno gli abitanti solevano accumularvi la neve spazzata dai marciapiedi. Fatto sta che alla base del bronzo c'è una targa che accusa per la morte dei combattenti austriaci durante la Prima guerra mondiale il
ministro Sonnino che sulla targa viene definito Jude, vale a dire "giudeO". Dopo molte proteste di turisti e insegnanti del
posto, la cosa è giunta all'orecchio dei Verdi altoatesini che
l'hanno resa di pubblico dominio ed ora il sindaco Svp del paesello, Franz Thomas Locher, ha annunciato di avere presentato
un esposto alla procura. Sonnino (1847-1922) nel '19 prese parte
alla Conferenza di Parigi dalla quale derivò il trattato di St.
Germain che sancì il passaggio dell'Alto Adige (ma anche di Trieste) dall'impero asburgico all'Italia. Figlio di un commerciante di origine ebraica, fu allevato nel culto anglicano
dalla madre di origine gallese.

mercoledì 29 settembre 2010

Il negazionista Irving: Hitler non sapeva

L'Olocausto è una realtà storica e si tratta di un crimine terribile, ma Hitler non ne era completamente al corrente, perché l'organizzatore del genocidio, Heinrich Himmler, non gli raccontava tutta la verità. Lo ha detto in un incontro a Varsavia lo storico negazionista britannico David Irving, studioso del nazismo, già condannato varie volte per aver negato la Shoah. Irving, 72 anni, è in visita in Polonia sui luoghi della II Guerra mondiale alla guida di un gruppo di turisti americani, britannici e tedeschi, e ha avuto lunedì scorso un incontro a porte chiuse con una ventina di persone invitate in un grande albergo a Varsavia. Uno degli invitati era Ilan Goren, corrispondente da Berlino di una rete tv israeliana, che però, non essendo in grado di arrivare in tempo, ha ceduto l'invito al collega Piotr Zychowicz di Rzeczpospolita. In questo modo i media polacchi, tenuti alla larga dallo storico durante la sua visita, sono riusciti ad avere informazioni di prima mano. Il viaggio organizzato dello storico in Polonia ha suscitato furiose polemiche. «Nego di essere un negazionista dell'Olocausto», ha detto Irving all'inizio dell'incontro, smentendo anche di essere
antisemita. Lo storico ha parlato diverse volte della morte di
2,5 milioni ebrei nell'ambito dell'Operazione Reinhard (codice dato dai nazisti al piano di liquidazione degli ebrei in Polonia) e dello sterminio di centinaia di migliaia di ebrei nel campo di concentramento di Treblinka. Secondo Irving, «l'intera seconda guerra mondiale è stata un grande Olocausto che ha provocato le sofferenze di tutti i popoli». Lo storico ha attribuito a Hitler la colpa di tutte le atrocità dei nazisti, affermando però che non era messo al corrente dai collaboratori di tutti i fatti. «Così ad esempio - ha detto - non era pienamente informato sullo sterminio degli ebrei, che fu organizzato dal capo delle SS Heinrich Himmler».

martedì 28 settembre 2010

Fermata la nave per Gaza

La marina israeliana ha annunciato stamattina di aver abbordato la «Irene», la nave di attivisti ebrei che voleva rompere l'embargo aGaza. Un comunicato delle forze armate ha affermato che l'abbordaggio, scattato alle 11.30 (ora locale) si è svolto in maniera pacifica, e che l'imbarcazione viene ora condotta al porto israeliano di Ashdod.
La marina militare, si legge nel comunicato, ha prima lanciato
due avvertimenti alla nave, che si è rifiutata di obbedire.

lunedì 27 settembre 2010

Israele pronto a fermare la nave per Gaza

"Israele bloccherà la nave di attivisti ebrei partita ieri da Cipro nord e diretta a Gaza con l'obiettivo di rompere l'embargo imposto dallo Stato ebraico alla Striscia controllata da Hamas". Lo ha sottolineato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Yigal Palmor. "Intendiamo contattare la nave e scoprire dove è diretta", ha affermato Palmor. "Se risponderanno Gaza, allora spiegheremo (agli attivisti, ndr) che non si può, ma se insisteranno nel volere entrare in acque vietate allora li arresteremo e li traineremo nel porto di Ashdod", ha aggiunto il portavoce. "Irene", questo il nome dell'imbarcazione battente bandiera britannica degli attivisti ebrei, trasporterebbe forniture di vario tipo, in particolare medicine, libri e giocattoli per bambini. La nave dovrebbe giungere a destinazione entro domani.

mercoledì 22 settembre 2010

Sharon tornerà a casa

In coma profondo dal gennaio 2006 l'ex premier Ariel Sharon (82 anni) sarà presto trasferito dal Centro medico Shiba di Tel ha-Shomer (Tel Aviv) nella sua residenza privata, la Fattoria dei Sicomori, nel deserto del Neghev settentrionale. Lo riferisce oggi il quotidiano Yediot Ahronot, secondo cui nella abitazione di Sharon è stato già installato un ascensore per facilitare lo spostamento del suo letto dal piano di ingresso al piano superiore. Il giornale spiega che sono stati i figli Ghilad ed Omri a chiedere ai medici di Sharon di trasportarlo nella sua fattoria, un luogo dove, anche quando era premier, amava tornare al termine delle giornate di lavoro a Gerusalemme. In un campo della fattoria è sepolta la moglie Lili. Secondo Yediot Ahronot la permanenza di Sharon nel suo ranch avrà un carattere sperimentale e sarà di breve durata. In questo lasso di tempo i medici verificheranno se sia possibile creare per lui le condizioni necessarie per consentirgli di tornare definitivamente nella propria abitazione.

martedì 21 settembre 2010

Kahlun: nessuno intitoli una targa ad Arafat

"La targa dedicata all'arcinoto terrorista Yasser Arafat all'istituto Machiavelli di via dei Sabelli a Roma è una grave offesa a tutti i morti per atti di terrorismo. Se quella di Adro è stata un'inaccettabile provocazione politica questa è una bestemmia sulle tombe di tutte le vittime del terrorismo sia che si tratti dei nostri caduti a Nassirya, che del piccolo Stefano Gay Tachè ucciso a Roma da un comando palestinese, che delle ragazze e dei ragazzi saltati in aria mentre ballavano in discoteca a Tel Aviv". E' lo sgomento di Vito Kahlun responsabile delle politiche giovanili del Partito Repubblicano Italiano, che solleva la questione concreta della celebrazione di Araf. "Non accetterò questa provocazione degli amministratori di un quartiere - prosegue Kahlun - che invece di dedicare targhe a vanvera dovrebbe occuparsi dello spaccio di droga. Qualora non si provveda entro 7 giorni alla rimozione della targa mi recherò personalmente al Machiavelli per censurare questo inqualificabile gesto".

Hamas, il video su Shalit non è nostro

Le Brigate al-Qassam, braccio militare di Hamas, hanno negato questa mattina qualsiasi legame con il video diffuso ieri su
Gilad Shalit, il caporale israeliano rapito nel 2006 a Gaza, in cui si minaccia di ucciderlo se non sarà trovato rapidamente un accordo sullo scambio di prigionieri. In un comunicato diffuso sul loro sito, le Brigate sostengono che il video sia stato «fabbricato» da altri e che un filmato autentico su Shalit potrebbe essere diffuso esclusivamente tramite il sito web del gruppo. Nel breve video, postato su YouTube e ripreso dai media israeliani, appare l'immagine di Gilad Shalit in una stanza molto buia. Ai suoi lati ci sono due uomini con il volto coperto, uno dei quali tiene in
mano un fucile. Al termine del video si sentono colpi d'arma da fuoco e appare una scritta in arabo: «La missione sarà portata a termine?».

domenica 19 settembre 2010

La fine della Cina, Cernobyl e meduse giganti. Ecco le profezie dei cabalisti


C'è che annuncia la scomparsa della Cina dalla carta geografica; chi preconizza l'annessione di Siria e Giordania a Israele; chi intravede nel futuro prossimo l'avvento d'un micidiale virus informatico denominato Cernobyl; e chi si limita a vaticinare sciagure più localizzate, come un'invasione di meduse giganti sulla battigia di casa.
Puntuali ecco anche quest'anno le profezie più o meno bizzarre di rabbini cabalisti alla vigilia Kippur. Nel florilegio degli oracoli,
riecheggiati nei giorni scorsi dai media, spicca per propensione
apocalittica il rabbino Nir Ben Artzi «Dio spazzerà via la Cina dalla faccia della Terra con venti furiosi», ha sentenziato Ben Artzi senza troppi giri di parole e senza precisare nei dettagli la sorte di un miliardo e rotti di cinesi. Poi, ha spinto lo sguardo più a ovest preannunciando che Usa e Ue «si disgregheranno». E, non
pago, ha paventato terremoti come se piovesse: perché «la Terra - è sbottato - è stanca dell'impurità del mondo». In tanta rovina, il rabbino di Talamin ha tuttavia evocato ragioni di conforto almeno per il popolo ebraico, assicurando che - se gli osservanti manterranno intatto il loro fervore - Israele troverà il modo d'allargare i propri confini e di occupare entro l'anno pure Siria e Giordania.
Appena più cauto il confratello Mordechai Ganot, cabalista il cui magistero gode di un'autorevolezza più diffusa fra le comunità ultraortodosse del Paese. Autore ogni anno d'un famoso calendario lunare corredato da mappe del firmamento e intitolato 'Davar Beitò' (Ogni cosa a suo tempo), Ganot ha puntato l'indice su un singolo (e imprecisato) leader del pianeta. «In estate, nel mese di Sivan - ha informato il suo uditorio - un grande sovrano gentile (non ebreo) morirà, un altro ne prenderà il seggio e vi sarà grande confusione» fra gli infedeli. Quindi, basandosi su un versetto biblico, ha definito «molto probabile» che l'evento luttuoso possa essere
opportunamente accompagnato da un sisma devastante. Sicura, nella visione del rabbino, è invece l'epifania d'un virus informatico assai maligno, destinato a infestare i computer di mezzo mondo se non saranno prese per tempo le necessarie contromisure. Il giorno x è fissato per il 22 del mese ebraico di Nissan, che quest'anno coincide, nel calendario gregoriano, con la data dell'anniversario del disastro della centrale nucleare ucraina di Cernobyl, avvenuto nel 1986 nell'Urss gorbacioviana: ragion per cui il virus sarà chiamato Cernobyl. Ganot ha reputato infine saggio mettere sull'avviso gli adepti che nel mese di Tammuz sarà meglio stare alla larga dalle spiagge israeliane, causa il proliferare di «meduse
giganti». E che a Tevet e Shvat non sarà il caso di tirare il collo alle oche, poichè in quel periodo «l'angelo delle oche avrà il permesso di fare del male allo scannatore».

giovedì 16 settembre 2010

L'Eco-torre sarà il cuore verde di Tel Aviv

Tel Aviv sta per inaugurare il suo primo edificio interamente ecosostenibile: l'EcoTorre dell'Azouri Brothers Building. La prima fase dei lavori per la realizzazione del secondo edificio «verde» d'Israele è quasi giunta al termine (l'inaugurazione sarà a marzo del 2011). Il progetto, del valore di oltre 50 milioni di dollari, rivela un'anima ecosostenibile fin dalla scelta dei materiali edilizi, privilegiando quelli locali e riciclati, nel rispetto delle «procedure nazionali di manutenzione ecologica». L'Eco-Torre sarà caratterizzata da un impianto di
trattamento e riciclaggio delle acque grigie che, una volta depurate, saranno distribuite attraverso un sistema di tubature
per gli scarichi igienici e l'innaffiatura dei «giardini pensili», risparmiando fino a circa 13.000 litri al giorno.

mercoledì 15 settembre 2010

Hitler indigna Milano

Prima il dito medio alzato creato ad hoc per essere esposto in Piazza Affari, ora Hitler inginocchiato che campeggia sui manifesti della mostra di Maurizio Cattelan che dovrebbe aprire i battenti il 24 settembre. Ed esattamente come per la prima opera sulla quale impazzarono critiche e polemiche, il Comune di Milano ha fermato l'esposizione dei manifesti. Sarebbe stato l'assessore all'Arredo urbano, Maurizio Cadeo, a esprimere perplessità facendo notare che "la libertà espressiva non può offendere la sensibilità delle persone". A preoccupare, naturalmente, le possibili reazioni negative della Comunità ebraica di Milano che, infatti, sono arrivate oggi puntuali. Il presidente Roberto Jarach ha parlato di "messaggio inopportuno". A stretto giro di posta la replica dell'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiliano Finazzer Flory: "Osservo, purtroppo, che le valutazioni sul manifesto artistico di Cattelan si stanno spostando sul terreno storico e politico. Ne prendo atto. Se questo è il punto di vista prevalente - ha spiagto - come assessore non posso non accogliere la posizione dei rappresentanti della Comunità ebraica".

lunedì 13 settembre 2010

A Tel Aviv le multe ti convertono al Cristianesimo

Hanno avuto un attimo di sconcerto nei giorni scorsi numerosi automobilisti che hanno trovato sui parabrezza dei loro veicoli multe del municipio di Tel Aviv, malgrado non avessero infranto alcuna regola. Sui bollettini di pagamento, peraltro, era stampigliato a lettere vistose: «Questa multa è già stata pagata. Leggere i dettagli sul retro». «Puoi calmarti, qualcuno ha già pagato per te», proseguiva il testo, nella pagina posteriore. E questo qualcuno, si è presto appreso, era Gesù. «Non si tratta di una misera multa per un parcheggio, ma una multa grande e seria per le tue colpe di fronte a Dio. E per pagare la tua multa Lui ha dato la sua vita». Nel testo gli automobilisti di Tel Aviv sono stati
sollecitati a prendere in cosiderazione di non aver finora conosciuto «il vero Messia». Digitando un numero telefonico potranno adesso ricevere gratuitamente a casa un libro informativo: «Lo chiamano Yeshua», Gesù in ebraico. L'insolita iniziativa è giunta da "Ebrei per Yeshua", un gruppo di messianici che vanta piccole comunità in tutto il territorio israeliano e conta complessivamente circa 15 mila persone. Alla faccia del marketing.

mercoledì 8 settembre 2010

Il 34% degli spagnoli sono antisemiti

Un terzo della popolazione spagnola ha una opinione sfavorevole degli ebrei, rivela un sondaggio reso pubblico oggi a Madrid. Secondo l'inchiesta, realizzata per l'associazione ebraica Casa Sefarad dall'Istituto Dym per valutare il grado di antisemitismo in Spagna, il 34,6% degli spagnoli ha una visione negativa degli ebrei, che rappresentano meno dell'1% della popolazione del paese. Il 48% afferma invece di avere una opinione favorevole. Secondo il presidente della Federazione della comunità ebraica in Spagna Jacobo Israel il sondaggio conferma il livello «piuttosto alto» di antisemitismo nel paese. L'opinione sfavorevole di parte degli spagnoli nei confronti degli ebrei è collegata con la crisi medio-orientale, secondo l'inchiesta, realizzata in aprile. Per il ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos, che ha partecipato alla presentazione dei risultati dell'inchiesta, il «grado di antisemitismo della società spagnola rimane troppo alto» e «i pregiudizi antisemiti rimangono presenti a un livello intollerabile»: si tratta, ha aggiunto, di un fatto «particolarmente preoccupante considerate le dimensioni ridotte della comunità ebraica spagnola». Secondo Moratinos tuttavia «l'opinione pubblica spagnola non è antisemita nè antiisraeliana». La comunità ebraica non è quella che suscita più reazioni sfavorevoli in Spagna. Secondo il sondaggio il 53,6% degli spagnoli ha una opinione negativa dei musulmani, il 35% dei protestanti e il 20,7% dei cattolici. Il 41% degli interrogati ha detto però di ritenere che Israele abbia la principale responsabilità per la crisi in Medio Oriente, mentre il 16,3% la attribuisce ai palestinesi. Il 54,9% ritiene che gli ebrei usino a loro vantaggio il ricordo dell'Olocausto e l'11,1% pensa che «Israele dovrebbe scomparire perchè è stato creato in territorio arabo». Un risultato definito in una nota come «particolarmente preoccupante» dall'ambasciata di Israele in Spagna.

martedì 7 settembre 2010

Anche gli ebrei ortodossi portano il velo

Nel mondo della effervescente ortodossia ebraica hanno fatto irruzione ieri - per la prima volta in pubblico - i «timorati col volto coperto». Decine di «uomini velati», tutti membri della corrente mistica Breslav, sono stati visti all'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv mentre si imbarcavano, assieme con decine di migliaia di altri religiosi, verso la località ucraina di Oman dove è sepolto il fondatore della loro setta, il rabbino Nachman. La opportunità di coprirsi il capo con un velo è stato spiegata con la necessità di proteggere i timorati dalla vista di scene potenzialmente «immorali» durante il tragitto fra Israele e l'Ucraina.

lunedì 6 settembre 2010

Israele sempre più giovane. Cresce il numero degli arabi. Gli ebrei rallentano

Continua a crescere la popolazione di Israele, ma il ritmo rallenta a causa del trend del tasso di natalità e del modesto contributo dell'immigrazione, fortemente ridimensionata rispetto agli anni '90. Mentre si conferma lo scarto fra l'incremento della minoranza araba e quello della maggioranza ebraica, a favore della prima. Lo rivelano i dati diffusi oggi dal Ufficio centrale di
statistiche, nell'imminenza del Capodanno ebraico (Rosh Ha Shanah), che si celebra a partire da mercoledì sera con l'avvento del 5771. In totale, la popolazione israeliana, complessivamente giovane, ha toccato quota 7 milioni e 645.000 abitanti, con un 28% di ragazze e ragazzi sotto i 15 anni. Gli ebrei sono circa 5 milioni e 770.000, gli arabi quasi un milione e 560.000, mentre 330.000 persone - per lo più slave apparentante con ebrei russofoni immigrati in anni passati dall'ex Urss - sono classificate sotto la voce «altri». Da
questa cifra sono esclusi circa 220.000 lavoratori migranti la cui residenza nel Paese è considerata provvisoria. Il tasso di aumento della popolazione resta stabile all'1,8% annuo ormai dal 2003, contro il 3% raggiunto e superato negli anni '90. L'indice di natalità fa segnare un +1,7% fra gli ebrei e un +2,4% fra gli arabi: una forbice che non si chiude malgrado il contributo demografico delle famiglie degli ebrei ultraortodossi e dei coloni nazionalisti, e non cessa quindi di alimentare inquietudini di lungo periodo sulla natura sionista dello Stato. All'interno della comunità arabo-palestinese si consolida intanto la quota dei musulmani, aumentati del 2,8% nell'ultimo anno contro l'1% dei cristiani e l'1,7 dei drusi. Quanto all'Aliyah, la «ascesa» in Israele degli ebrei della diaspora, il dato complessivo resta al livello dei minimi storici, pari a quello dei primi anni '80, nonostante un aumento del 6% rispetto all'anno precedente: con una stagnazione sostanziale degli arrivi dall'ex Urss e non più di 14.572 ingressi (suddivisi più o meno equamente fra Russia, Usa,
Ucraina, Francia) registrati nell'intero 2009.

domenica 5 settembre 2010

La rapina più comica di Tel Aviv

La scena d'apertura è quella classica: uno sconosciuto, col volto seminascosto da un berretto, si è presentato lo scorso giovedì nell'ufficio del direttore della filiale di una banca in uno dei quartieri alti di Tel Aviv, ha estratto una pistola e ha intimato: «Mani in alto. Questa è una rapina, svuota la cassaforte». Insolito è stato però il seguito. Senza scomporsi, anzi con un sorrisetto ironico, il direttore ha risposto redarguendo il rapinatore: «Cretino. Hai sbagliato obiettivo. Noi siamo una banca per mutui e qui non teniamo contanti». Dopo un attimo di smarrimento, lo sconosciuto ha borbottato qualche parola di scusa e si è affrettato a uscire in strada per allontanarsi a gran velocità sull' automobile che aveva parcheggiato proprio davanti alla filiale, il cui numero di targa il dirigente bancario è però riuscito a registrare. Così la polizia è riuscita con facilità ad arrivare all' abitazione dello sfortunato, oltre che incompetente, rapinatore. È risultato essere un abitante di un quartiere vicino, senza precedenti penali. Nell'appartamento gli agenti hanno trovato pure le prove della tentata rapina. Dopo un iniziale tentativo di proclamarsi innocente l'uomo ha ammesso il tentativo di rapina alla quale, ha detto, è stato spinto da una voce interna che gli imponeva di rapinare una banca. Davanti all'imperizia manifestata e a segni di apparente instabilità mentale la polizia ha deciso di non arrestarlo, imponendogli gli arresti domiciliari. La polizia, a quanto pare, intende chiudere il caso ritenendo di avere a che fare con uno squilibrato che difficilmente può essere rinviato a giudizio.

venerdì 3 settembre 2010

"Attenti alla lobby ebraica". Bufera sul belga De Gucht

L'ex ministro degli Esteri belga Karel De Gucht, attuale commissario al Commercio dell'Unione europea, è sotto accusa, da parte della comunità ebraica, per avere espresso giudizi antisemiti durante un'intervista alla radio fiamminga. Parlando del processo di pace in Medio oriente avviato nei giorni scorsi a Washington, De Gucht, che non è nuovo a questo genere di gaffes, ha ieri dichiarato il suo scetticismo sulle possibilità di successo dei nuovi negoziati diretti, affermando in particolare che "la lobby
ebraica al Campidoglio Usa non deve essere sottovalutata". La dichiarazione è stata riportata dalla stampa israeliana e il Congresso ebraico europeo ha chiesto "l'immediata ritrattazione" delle parole di De Gucht. Il portavoce dell'esecutivo di Bruxelles Olivier Bailly ha ricordato che "i commissari non sono politici e a volte parlano a titolo personale: in questo caso, la posizione
di De Gucht non riflette in nessun modo quella della Commissione
e del Consiglio europeo sulla ripresa dei colloqui di pace in Medio oriente". Inoltre, il portavoce ha ricordato che "la politica Ue sul razzismo e l'antisemitismo è molto chiara".

giovedì 2 settembre 2010

Due ebrei italiani autorizzati a tornare in Libia

Le autorità di Tripoli hanno autorizzato due donne ebree nate in Libia e residenti in Italia a rientrare nel paese per visitare i luoghi che sono state costrette ad abbandonare nel 1967. Lo scrive il quotidiano arabo 'al-Hayat', secondo il quale le due donne sono atterrate ieri all'aeroporto di Tripoli. Si tratta della prima volta negli ultimi 40 anni che le autorità libiche concedono ad ebrei originari del paese africano ma attualmente residenti in Italia di rientrare in patria. Le due donne facevano parte della comunità ebraica presente in Libia e hanno chiesto di poter visitare le terre dove sono nate e cresciute prima di emigrare verso il nostro paese alla fine degli anni sessanta. Lo scorso luglio un rappresentante della comunità ebraica libica, Raphael Luzon, ha potuto visitare per la prima volta Bengazi, accompagnato
dalla sorella Rita, dopo la sua emigrazione avvenuta 43 anni fa. Al
momento della guerra arabo-israeliana nel 1967 si contavano circa
settemila ebrei in Libia, la gran parte dei quali ha lasciato il Paese lo stesso anno in seguito a sommosse anti-ebraiche.