mercoledì 8 dicembre 2010

L'antisemitismo corre sul web

Propongo un articolo del giornalista dell'Ansa Massimo Lo Monaco sull'antisemitismo via web in Italia. L'articolo riprende i dati di una ricerca che sarà ripresentata sul prossimo numero del mensile d'informazione ebraica Shalom. Va detto che questi dati, più che interessanti, erano stati posti all'attenzione dei delegati del Congresso dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Ma sono stati ignorati. Buona lettura.


Oggi l'antisemitismo in Italia ha un potente alleato: il web. Lo evidenzia una ricerca del Centro Ebraico di documentazione contemporanea di Milano (CDEC) presentata nel corso del sesto congresso dell'Unione delle comunità ebraica italiane in corso a Roma e ripreso dal mensile "Shalom" che dedica al rapporto il
prossimo numero. Inoltre - una parte della ricerca condotta in collaborazione
con l'Ispo di Renato Mannheimer - l'84% degli italiani non conosce personalmente nessun ebreo ma ha su di loro idee precise: il 31,7% ritiene che gli ebrei muovano la finanza mondiale a loro vantaggio; il 25,35% pensa che controllino i mezzi di comunicazione in molti paesi del mondo e il 30,3% che gli ebrei parlino troppo delle proprie tragedie e trascurino quelle degli altri. Per di più, il 23,1% crede che gli ebrei non siano italiani fino in fondo, così come il 26% che gli ebrei siano più leali verso Israele che verso il loro Paese, accompagnato da un 18,9% che ritiene che non ci possa mai fidare del tutto degli ebrei. Su questi, la ricerca sottolinea il peso del conflitto Israelo-Palestinese, in particolare dopo l'operazione Piombo
Fuso a Gaza: il 24,5% ritiene infatti che gli ebrei approfittino dello sterminio nazista per giustificare la politica di Israele; il 21,6% pensa infine che gli ebrei facciano ai palestinesi ciò che i nazisti fecero agli ebrei stessi. Tornando ad internet il rapporto dopo aver evidenziato che «il rischio dell'antisemitismo on-line è la sua capacità di influenzare i valori sociali, soprattutto tra i più giovani», sottolinea che «internet esponga a rischio che tematizzazioni
antisemite siano lette e accettate come storicamente valide». Se in Italia gli episodi di violenza antiebraica sono stati «sporadici e pochi» (53 nel 2007, 60 nel 2008, 53 nel 2009 e circa 40 fino a novembre 2010) cresce invece l'antisemitismo
on-line: dal 2007 al 2010 i siti italiani con «significativi contenuti antiebraici» sono quasi raddoppiati rispetto ai 4 anni precedenti. Nel solo 2009 - sono i dati del ministero dell'Interno - i siti censiti sono stati 1.200 mentre nel 2008 erano 800. Siti che si dividono in 4 categorie: 1) i principali, ovvero quelli dalla documentazione antiebraica più virulenta; 2) gli antisionisti; 3) i cospirativisti e 4) i negazionisti.

martedì 7 dicembre 2010

Proposta choc: vietato affittare agli arabi

Vietato affittare appartamenti agli arabi. È questa l'iniziativa lanciata dal rabbino Shmuel Elyahu della città di Safad, nel nord d'Israele, e che ha già ottenuto numerosi consensi negli ambienti religiosi ebraici. Secondo quanto riporta il sito di notizie palestinese 'Sama News', un gruppo di sostenitori del rabbino si sta impegnando a raccogliere firme a favore della proposta e in difesa dello stesso esponente religioso che rischia di essere processato per incitazione al razzismo. Secondo il gruppo, infatti, quella di Elyahu è «una posizione essenzialmente religiosa » e di conseguenza «non si possono impiegare gli strumenti giudiziari o penali contro questo o quel rabbino». Sta di fatto che dopo il lancio della campagna, che fa appello agli abitanti ebrei di Safad, cittadina nota per la sua università, a non affittare alloggi agli studenti arabi, si sono verificati diversi attacchi a sfondo razzista e minacce di incendiare le case di coloro che ignoreranno l'inziativa. All'inizio di novembre, era circolato a Safad un volantino che rivolgeva appellativi razzisti agli arabi, e soprattutto studenti, e condannava chiunque affittasse loro una casa o fornisse loro un impiego in città.

sabato 4 dicembre 2010

Fuoco sul Carmelo. Due giovani sospettati di aver causato l'incendio


Mentre il Monte Carmelo, in Israele, continua a bruciare due giovani drusi del villaggio di Issafiya sono stati arrestati dalla polizia israeliana in quanto sospettati di aver causato «per negligenza» l'incendio che da tre giorni sta distruggendo i boschi alle porte di Haifa. Secondo quanto ha detto il responsabile distrettuale della polizia Ronni Attia si tratta di due giovani di 15 anni che
durante un picnic hanno acceso un falò in una radura senza accertarsi di averlo completamente spento prima di abbandonare il sito. Nell'incendio, che ha distrutto finora 4000 ettari di bosco e diverse abitazioni, hanno perso la vita 41 persone.

giovedì 25 novembre 2010

Infedeli l'85% degli israeliani. Religiosi esclusi

L'85% delle coppie israeliane hanno tradito, tradiscono o non escludono la possibilità di tradire il loro partner, secondo due sondaggi condotti su un campione rappresentativo della popolazione adulta, con almeno cinque anni di vita matrimoniale. I sondaggi non includono la chiusa comunità degli ebrei ultraortodossi.
La percentuale di infedeltà degli uomini e delle donne risulta essere pressochè identica. La maggior parte degli interpellati nei due sondaggi si sono rifiutati di rispondere alla domanda se confesserebbero il tradimento. Di quelli che hanno invece risposto, il 20% ha detto che lo rivelerebbe solo al migliore amico o amica; il 9% a un parente stretto e solo il 7,7% al partner. Secondo lo studio legale Azrielnet, che ha commissionato le due indagini e che è specializzato in cause di divorzio, nella maggior parte dei casi l'infedeltà non necessariamente porta alla fine del rapporto di coppia, poichè «la vita matrimoniale non significa solo sesso ma anche comuni interessi economici, la crescita dei figli e la possibilità di realizzare sè stessi»: «si tratta di un'associazione che è difficile rompere, anche dopo il tradimento

sabato 13 novembre 2010

Arriva da Israele e s'insedia a Torino. E' il primo giorno del caporabbino

È stato insediato con una cerimonia in Sinagoga, il nuovo rabbino capo della comunità ebraica torinese, Eliahu Birbaum. E lo shabbat appena trascorso a Torino è stato celebrato alla presenza del rabbino capo Askenazita d'Israele, Jona Metzger.
È stata la sua presenza a conferire alla funzione una particolare solennità. Per la prima volta a Torino è stato seguito il rito tradizionale di investitura che negli ultimi anni era stato ripristinato, secondo le antiche usanze sull'inizio del magistero, soltanto dalle comunità di Trieste di Modena. All'insegna della tradizione, del legame con Israele e dell'importanza del dialogo nella cultura ebraica, si sono svolte le due giornate che hanno segnato ufficialmente il passaggio dal rabbino Alberto Somekh al nuovo. È stata messa così la parola fine a una vicenda sofferta che aveva visto la comunità ebraica torinese dividersi sul nome di Somekh,
ritenuto troppo rigido nell'osservanza delle regole.

martedì 9 novembre 2010

Pamela Anderson in Israele per "sedurre" gli ortodossi

La celebre star televisiva statunitense Pamela Anderson - una ardente attivista per i diritti degli animali - è impegnata in questi giorni in Israele nel tentativo di convincere la Knesset (parlamento) ad approvare una legge che dovrebbe vietare il
commercio di pellicce. Fra i politici israeliani la maggiore opposizione giunge dai
partiti ortodossi secondo i quali occorre consentire almeno la importazione di pellicce «per motivi religiosi»: ossia autorizzare il commercio degli "streimel", i cappelloni confezionati con decine di code di volpe che sono un elemento essenziale nell'abbigliamento degli ebrei ortodossi. La Anderson nei giorni scorsi ha scritto una lettera al ministro dei culti Yaakov Margi (un rabbino del partito ortodosso Shas) supplicandolo di comprendere che «anche gli animali hanno diritto a beneficiare di sentimenti di compassione». Domani la attrice sarà in parlamento dove
incontrerà deputati ambientalisti - che da mesi lottano per far approvare la nuova legge - e dove spera di essere ricevuta dal rabbino-ministro. «Alcuni secondi dovrebbero bastarmi per persuaderlo» ha detto in una conferenza stampa la Anderson, ben consapevole del proprio ascendente. Ieri, intanto, coperta da una castigata mantellina grigia, ha visitato il Muro del Pianto di Gerusalemme - uno dei Luoghi
sacri per l'ebraismo - e poi si è recata negli studi televisivi di "Ballando con le stelle" dove ha fatto una fugace apparizione.

domenica 7 novembre 2010

Hamas: ebrei espulsi dalla Palestina

Gli ebrei saranno espulsi dalla Palestina così come nel corso dei secoli lo furono
«dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dal Belgio, dalla Russia e dalla Germania»: lo ha affermato uno dei dirigenti di Hamas a Gaza, Mahmud a-Zahar, in un discorso pronunciato a Khan Yunes (Gaza) nella notte fra venerdì e sabato. Il suo intervento, che ha subito scatenato aspre reazioni sui siti web israeliani, è stato riferito dal Jerusalem Post e dal sito ebraico Walla. La presenza israeliana «sulle rovine dei villaggi palestinesi non durerà a lungo grazie alla determinazione della
resistenza armata», ha previsto a-Zahar. «Sionisti, non avete un posto fra di noi e nemmeno fra le Nazioni. State per scomparire dalla faccia della terra». Secondo a-Zahar, in passato gli ebrei furono espulsi da diversi Paesi europei «perchè tradirono, rubarono, perché li corruppero... perché avevano intessuto trame ed inganni». Ad accoglierli, ha proseguito il dirigente di Hamas, fu la Nazione
islamica «che li protesse e assecondò le loro necessità ». «Ma adesso essi non hanno più un posto fra di noi - ha concluso il dirigente di Hamas - per via dei loro crimini. Presto saranno espulsi e pregheremo nella Moschea al-Aqsa» di Gerusalemme.

martedì 2 novembre 2010

Rav Di Segni contro il film su Pio XII. Ecco l'intervista integrale

Ecco il testo integrale dell'intervista del mensile Shalom al capo rabbino di Roma Riccardo Di Segni che critica il film trasmesso dalla Rai su Papa Pio XII.

E’ appena terminata la visione in due puntate dello sceneggiato ‘Sotto il cielo di Roma’ che racconta le ore più drammatiche dell’occupazione nazista e di come si comportò il Vaticano verso gli ebrei. Che sensazioni, che giudizio ne trae?

Molto semplicemente direi che questo sceneggiato è una patacca, che persegue una finalità ben precisa, quella di dimostrare l’assoluta bontà di quel Pontefice e la giustificazione politica e morale di tutto ciò che ha fatto. La questione quanto mai controversa non si può esaurire con una discussione rapida e semplificata che finisce con una assoluzione finale scontata e apologetica, senza mostrare tutti gli aspetti e tutti i dati. Lo dico con particolare rammarico personale, avendo collaborato a lungo anni fa con la società produttrice del filmato, che quando produceva film di argomento biblico era molto attenta alle differenti sensibilità. Lo sceneggiato di oggi è invece a senso unico, con l'aggravante di una impostazione storica carente, piena di errori e imprecisioni, con scelte politiche gravi, come ad esempio la rimozione delle responsabilità fasciste. Tra i tanti errori, anche il falso, come la circostanza che l'intervento vaticano avrebbe fatto finire in anticipo la razzia del 16 ottobre. Non è vero, i tedeschi andarono avanti indisturbati secondo il loro programma, nessuno non solo li fermò, ma neppure tentò di farlo. Insomma, è un vero peccato che con tanto investimento di risorse e di bravi attori il risultato sia stato solo un film di propaganda.

Pensa quindi che questo lavoro televisivo sia stato per cosi dire commissionato?

Questo non lo posso sapere. Posso solo osservare che su questa storia c'è una drammatica discussione in corso da moltissimo tempo, con opinioni contrapposte . Questa fiction appoggia in pieno, senza mediazione, una delle due opinioni. Mi meraviglio anche come la Rai abbia potuto consentire una realizzazione così parziale, venendo meno all'obbligo di informazione obiettiva di un servizio pubblico.

Le perplessità, le critiche sono rivolte in fondo ad un prodotto televisivo che persegue uno scopo commerciale, che avrà una vita breve, che non sarà certamente utilizzato da storici e ricercatori. Questo non costituisce forse una sorta di piccola attenuante?

Il problema è che il prodotto televisivo, a differenza del saggio storico, è facilmente fruibile, entra con prepotenza e con facilità nelle case degli italiani e non tutti hanno le capacità e le nozioni per guardarlo e per giudicarlo con occhio critico. Molti, questo è la nostra preoccupazione, prenderanno per buone le omissioni, le falsificazioni e le acriticità presenti nella fiction. Un esempio: per spiegare il silenzio di Pio XII, si cita il caso dei Vescovi olandesi che protestarono contro la persecuzione antiebraica, cosa che causò un accanimento da parte dei nazisti con l’aumento delle deportazioni. La tesi dei difensori di Pio XII, esplicitamente citata nella fiction, è che il Papa alla luce della triste esperienza dei Vescovi olandesi preferì tacere piuttosto che complicare la situazione. Bisogna però fare alcune osservazioni. Se ci fosse stato un risveglio generale molto forte delle coscienze, e non solo nel caso olandese, quello che è accaduto forse non sarebbe accaduto; milioni di cattolici erano militari nelle potenze dell'Asse e il silenzio del loro capo spirituale poteva suonare come tolleranza. In un altro caso, al contrario di quello olandese, la forte protesta religiosa e poi politica ha impedito le deportazioni: è quello che ha fatto la Chiesa ortodossa in Bulgaria, spingendo il governo e il re; è un fatto che mi coinvolge da vicino poiché lì abitavano i miei nonni materni, che si salvarono con altre decine di migliaia di ebrei. Ma nella storia olandese c'è un altro aspetto di cui di solito non si parla, perché si pensa solo in termini di ebrei contrapposti ai cosidetti ariani. Esisteva in realtà tra i due una terza fascia di popolazione, non insignificante, costituita da coppie miste, di figli di matrimoni misti e loro discendenti, di ebrei battezzati, tutte tipologie già prese in considerazione dalle leggi razziali, che rispetto agli ebrei dovevano essere molto più protetti da parte della Chiesa. Di questo erano ben consapevoli i nazisti, criminali sì ma non sprovveduti dal punto di vista politico, che utilizzavano questa fascia come strumento di pressione sulla Chiesa. E’ quello che succede in Olanda, dopo la protesta dei Vescovi questo gruppo viene preso e deportato nei campi di sterminio. Attenzione però, le vittime di questa ritorsione non furono 40.000 come detto disinvoltamente nella serata di Porta a Porta, ma un gruppo di 694 ebrei cattolici e di 850 ebrei protestanti (di questi ultimi la maggioranza sopravvisse) La vittima più famosa è Edith Stein, una ebrea tedesca che si era battezzata e si era fatta suora e ora è santa, patrona d'Europa. Quindi i nazisti esercitarono il ricatto non tanto sugli stessi ebrei, che comunque sarebbero stati sterminati nelle camere a gas, ma su questi casi misti. Ed è ciò che al contrario accadde a Roma: nella retata del 16 ottobre 1943 vennero arrestate molte persone, dopo di che iniziò la selezione e un certo numero fu rilasciato. Sono queste le persone di cui la Chiesa si preoccupò veramente, in modo attivo e discreto, sapendo che se avesse protestato non sarebbero state liberate da sole. Ma se avesse protestato forse si sarebbero salvati anche gli altri 1090, semplici ebrei. Fece bene il papa a tacere e non rischiare? Possiamo almeno ammettere che questo va discusso senza arrivare a facili conclusioni? E poi perchè fermarsi alla storia degli ebrei romani? La Shoà riguardava tutta l'Europa, culla della cristianità.
E' tutta la struttura della fiction che va a senso unico, a cominciare dal tema che lega la trama, il progetto nazista del rapimento del Papa. Ora, ammesso il progetto abbia avuto un suo sviluppo, c'è da chiedersi perché non sia stato realizzato; a parte il clamore e la protesta che avrebbe suscitato, quale sarebbe stata la ragione per i nazisti di rapire un Papa tanto acquiescente? Il 28 ottobre 1943 l'ambasciatore tedesco a Roma scriveva a Berlino in un rapporto confidenziale: “Il Papa, benché sollecitato da diverse parti, non ha preso alcuna posizione dimostrativa contro la deportazione degli ebrei di Roma. ....egli ha fatto di tutto anche in questa situazione delicata per non compromettere il rapporto con il Governo tedesco e con le autorità tedesche a Roma.”

Attorno al papato di Pio XII dobbiamo ancora leggere molti documenti e molte carte che il Vaticano non ha ancora reso accessibili. Esistono però tre punti fermi fra loro molto divergenti che bisogna considerare. Il primo è che la Chiesa di Pio XII anche nel 1943 continuò a manifestare un forte antiguidaismo, dichiarando ‘meritevoli di conferma’ le leggi razziali italiane e francesi. Il secondo è l’opera di salvataggio svolta da molti conventi ed istituzioni religiose cattoliche, sebbene alcune delle quali solo a fronte di un pagamento. Il terzo punto riguarda attestazioni di stima e di riconoscenza di parte del mondo ebraico, dal 1945 ai primi anni ’60, come ad esempio quello di Golda Meir. Tutto ciò non le appare quanto meno contraddittorio?

La questione è complessa così come tutto il papato di Pio XII e la reazione successiva a quel papato. Sulle leggi razziali bisogna dire innanzitutto che la Chiesa cattolica arriva al 1943 con un passato antico e recente di ostilità verso il popolo ebraico. Ostilità che in Italia si è manifestata con l’emanazione delle leggi razziali quando la Chiesa non protestò per l'intero impianto, ma espresse critiche solo per quella parte della legislazione che non riconosceva i matrimoni misti. Non si può capire nulla di ciò che è successo in quegli anni se non si tiene conto che allora l’ebraismo non era affatto nelle simpatie o nella protezione della Chiesa cattolica, si trattava pur sempre di “perfidi giudei” che scontavano il deicidio e la loro ostinazione. Ma il fatto che vi siano stati salvataggi durante l’occupazione di Roma è innegabile, è un fatto che non si può omettere o non riconoscere con gratitudine per i singoli religiosi e le singole istituzioni religiose cattoliche che tanto si prodigarono per la salvezza degli ebrei. Non è possibile un giudizio tutto bianco o tutto nero; la realtà è molto più complicata.
Sul terzo punto bisogna dire che il popolo ebraico appena uscito dalla Shoa ed investito del compito di curarsi le ferite e di costruire lo stato di Israele aveva problemi ben più urgenti dell’affrontare il processo storico riguardo Pio XII. Su questo presunto silenzio ebraico bisognerebbe indagare meglio, sa tanto di leggenda. Il fatto poi che Golda Meir con un telegramma o l’orchestra israeliana con un concerto abbiano espresso ringraziamenti non modifica il giudizio o perlomeno i termini del problema; e bisogna anche pensare al contesto storico e alla tristissima necessità del nascente stato ebraico di trovare aiuti e sostegni di fronte al nuovo tentativo di distruggerlo. Un comportamento, quello di Golda Meir (che non era politicamente perfetta....) che per altro non ha prodotto alcun beneficio: abbiamo dovuto attendere ancora molti anni prima che lo Stato di Israele vedesse il suo riconoscimento da parte del Vaticano. In quel famoso primo decennio postbellico i rapporti ebraico cristiani erano semplicemente quelli di prima, istituzionalmente gelidi. Il dialogo è stato inventato dopo. Attribuire ai servizi segreti comunisti la paternità del ripensamento ebraico sulla figura di Pio XII dopo la sua morte è una leggenda, è un modo per eludere il dibattito.

Elemento non secondario del dibattito attorno all’operato di papa Pacelli attiene alla sua santificazione. Si tratta di un aspetto della teologia cattolica sul quale il mondo ebraico si è sempre detto non competente. Ma allo stesso tempo l’eventuale santificazione di Pio XII sarebbe per ulteriore motivo di incomprensione. Può spiegare meglio questo aspetto?

Bisogna fare una distinzione. La beatificazione è un atto interno alla Chiesa che ha le sue motivazioni, i suoi rituali, una logica sui quali non abbiamo il diritto di interferire. Il problema è sul significato e sull’impatto dal punto di vista storico. Se la beatificazione significa che vengono premiate le sue virtù eroiche e religiose è un processo che ci lascia assolutamente indifferenti. Ma se la beatificazione è il riconoscimento della giustezza di certi comportamenti storici e questi comportamenti non sono chiari e anzi sono criticabili per molti aspetti, se la beatificazione vuole essere una sorta di lavatrice della memoria (di indifferenza se non di ostilità antiebraica) allora tutto questo lascia veramente perplessi.
In realtà il mondo cattolico, come ogni altro mondo, è umanamente diviso tra chi non tollera l’idea di dover ammettere errori commessi nel passato, specialmente se tali errori possono essere stati commessi dai suoi massimi rappresentanti e chi invece ritiene che le persone e le istituzioni possono sbagliare e si può andare avanti tenendo conto di questi errori, correggendoli per il futuro. La grande discussione non si risolve con le semplificazioni delle assoluzioni.

La questione su Pio XII è oggi uno degli elementi che rendono difficile la prosecuzione del dialogo tra ebraismo e cattolicesimo. Oggi a che punto ci troviamo?

Il processo di pacificazione, questo è forse un termine migliore del dialogo, tra Chiesa cattolica e popolo ebraico è estremamente complicato. Ha fatto passi importanti negli ultimi decenni ed è un fenomeno storico di grandissima rilevanza al quale personalmente tengo molto. C’è da dire però che su questo processo tanto difficile spesso si assiste, con espressione comune, ad un passo avanti a cui seguono due passi indietro subito dopo e quindi ogni momento di questo difficile confronto ci riserva delle sorprese o delle delusioni. Non è stata certamente una sorpresa la dichiarazione finale del Sinodo delle Chiese del Medio oriente ma è stata chiaramente una delusione. Voglio invece dire che abbiamo molto apprezzato la nomina del nuovo responsabile per i rapporti con l’ebraismo, il neo nominato cardinale Kurt Koch che nel corso della manifestazione in ricordo del 16 ottobre ha usato parole molto forti e precise anche sulla responsabilità cristiana nel periodo della Shoa. Per cui sul dialogo ebraico-cristiano non si può trarre un giudizio unico: esistono molti elementi di perplessità accanto a molti motivi positivi e di speranza.
Vorrei però sottolineare una questione che ritengo centrale. Il dialogo tra Ebraismo e Cristianesimo è un’urgenza alla quale non possiamo sottrarci e anche se possono esserci momenti difficili, non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo.

Quando si potrà esprimere un giudizio definitivo sul pontificato di Pio XII, solo dopo che saranno stati resi pubblici tutti i documenti?

Il ritardo nell’apertura degli archivi indica che molte cose potrebbero essere rivelate e questo potrebbe significare che ci vorrà ancora molto tempo.

domenica 31 ottobre 2010

Hamas: chi spara razzi da Gaza verso Israele è un ribelle

Chiunque spari razzi dalla Striscia di Gaza verso il territorio israeliano è da considerarsi un «ribelle». Per la prima volta sabato scorso un leader di Hamas si è espresso in questi termini. È stato Hamas Mahmoud Zahar a dirlo in un'intervista al quotidiano arabo 'Al Hayat'. Ha spiegato che Hamas intende rispettare l'accordo di cessate il fuoco raggiunto con Israele alla fine del 2008. «Abbiamo aderito alla tregua per rispettarla o per violarla? - si è chiesto Zahar -. Si aspettano che
applaudiamo le persone che si ribellano all'organizzazione?», riferendosi a chi lancia razzi violando la tregua. L'uomo forte di Hamas ha anche negato che la Siria e l'Iran
abbiamo minato i tentativi per giungere a una riconciliazione con il movimento rivale di Fatah, che governa la Cisgiordania, dicendo che si tratta di notizie «irrazionali». Smentite anche le accuse di violazioni sistematiche dei diritti umani da parte di Hamas nei Territori palestinesi. In merito alla condanna sugli spari da Gaza verso Israele si può pensare a una strategia di comunicazione da parte di Hamas o una effettiva volontà da parte di uno dei leader del partito estremista islamico di riportare il confronto entro binari pacifici. Non si sa dove possa essere la verità, ma di certo è la prima volta che esponenti di Hamas utilizzano toni più miti.

sabato 30 ottobre 2010

Pacco bomba nel tempio "gay" di Chicago

Un piccola sinagoga di Chicago, frequentata da gay, lesbiche e transessuali ebrei, era uno degli obiettivi dei 2 pacchi bomba spediti dallo Yemen da al Qaeda nella Penisola Arabica. E' quanto riporta la Cnn citando il cofondatore della congregazione "Or Chadash", Lili Kornblum.

giovedì 28 ottobre 2010

Netanyahu si fa l'Audi da 685 mila dollari

Avrà un valore complessivo di un milione di dollari e sarà così l'automobile più costosa mai transitata sulle strade di Israele la nuova Audi che la settimana prossima sarà consegnata al primo ministro Benyamin Bibi Netanyahu. Il modello in questione è una Audi A8 Security (del tipo W12), da dodici cilindri, il cui prezzo base è di 685 mila dollari. Su di esso sono stati applicati sistemi avanzati di
sicurezza che elevano il suo costo complessivo a un milione didollari.
L'automezzo dispone di un abitacolo corazzato capace di resistere a proiettili e a bombe a mano. Anche i pneumatici sono del resto a prova di proiettile. Gli sportelli hanno un meccanismo speciale che consente la loro espulsione all'esterno se le serrature si bloccassero. L'abitacolo passeggeri è collegato inoltre ad un sistema di emergenza che produce ossigeno ed ad un sistema automatico anti-incendio. Nei viaggi più lunghi il primo ministro di Israele potrà rilassarsi guardando film su uno schermo gigante. A portata di mano avrà peraltro il bar ed un mobiletto che in ogni momento ed in ogni temperatura garantirà la fragranza e la umidità corretta dei sigari. In passato anche un predecessore di Netanyahu, Yitzhak Rabin, destò scalpore in Israele quando ordinò la importazione di un'automobile estremamente costosa che avrebbe dovuto garantire al meglio la sua sicurezza. Ma il leader laburista fu poi
vittima di un attentato in una piazza di Tel Aviv, colpito alle spalle da due proiettili a pochi passi dalla limousine blindata.

mercoledì 27 ottobre 2010

Tremonti taglia il 30% dei fondi al Museo dell'Ebraismo. Della Seta: "Una vergogna"

«Un'autentica vergogna. Berlusconi e Tremonti con l'ultima Finanziaria riducono di
oltre il 30 per cento i fondi destinati al museo nazionale dell'Ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, l'unica istituzione museale italiana che si occupi di coltivare e trasmettere la memoria degli ebrei italiani e del prezzo che
pagarono all'Olocausto».Lo spiega il senatore del Pd Roberto Della Seta, che aggiunge: «Si tratta di un altro bel regalo della logica tremontiana dei tagli lineari, che colpisce indiscriminatamente senza badare all'utilità sociale e culturale dei diversi destinatari di finanziamenti pubblici. In questo caso la scelta è particolarmente inaccettabile - prosegue -: decurtare uno stanziamento che ammontava a poche centinaia di migliaia di euro significa zero per le finanze pubbliche e invece pesa moltissimo sulla vita e l'attività del solo museo nazionale italiano dedicato alla Shoah. Mi auguro che il ministro Bondi, al quale ho rivolto un'interrogazione urgente - conclude il parlamentare - intervenga quanto prima per riparare a questo errore evidente».

domenica 24 ottobre 2010

Israele: Sinodo ostaggio della maggioranza anti-ebraica

Riporto un articolo dell'Ansa sulla reazione di Israele alla relazione del Sinodo per il Medio Oriente.

Dopo una pausa di riflessione di oltre 24 ore, Israele ha stasera denunciato con forza gli «attacchi politici» nei suoi confronti - condotti «nel segno della migliore tradizione della propaganda araba» - lanciati dal Sinodo per il Medio Oriente, appena conclusosi in Vaticano. In un comunicato dai toni perentori il viceministro degli Esteri Dany Ayalon ha manifestato «delusione» per la dichiarazione finale dei vescovi accusando il Sinodo di essere stato preso «in ostaggio di una maggioranza anti-israeliana»
fornendo «una tribuna per attacchi politici» contro lo Stato
israeliano. Ai suoi commenti si sono contrapposti quelli dell'Olp che oggi ha invece espresso vivo compiacimento per le posizioni espresse dal Sinodo. Ayalon si è detto peraltro «scandalizzato» dall'affermazione del vescovo melchita di Boston Cyril Salim Bustros
(non contenute nei documenti ufficiali del Sinodo) secondo cui
Israele si rifarebbe al concetto biblico di Terra Promessa per
giustificare i diritti territoriali degli ebrei ed «espellere i
palestinesi». Parole da cui il dicastero degli Esteri israeliano ha chiesto alla Santa Sede di «distanziarsi» chiarendo come simili toni «non rappresentino la posizione ufficiale del Vaticano». Sulla stampa israeliana i lavori del Sinodo non hanno avuto una eco particolare. Il giornale che ha dato maggiore rilievo all'evento è stato Makor Rishon, un quotidiano con scarsa diffusione vicino al nazionalismo religioso ebraico. Il quotidiano in lingua inglese Jerusalem Post ha da parte sua riportato dichiarazioni dell'ambasciatore di Israele nella Santa Sede, Mordechai Lewi secondo cui le espressioni dell'arcivescovo Bustros « rappresentano un passo indietro rispetto a Concilio Vaticano II». Esprimendosi invece in totale sintonia con le tesi espresse nel Sinodo, il negoziatore capo palestinese Saeb Erekat ha affermato che «Israele non può far ricorso a concetti biblici relativi alla Terra Promessa o al popolo eletto per giustificare poi rivendicazioni territoriali a Gerusalemme o nei Territori». Il documento espresso dal Sinodo, secondo Erekat, conferma che «Israele non può rivendicare Gerusalemme come città esclusivamente israeliana». «Ma i governi israeliani - ha replicato il portavoce del ministero degli esteri Yigal Palmor - non si sono mai serviti della Bibbia» per giustificare l'occupazione o il controllo di alcun territorio, inclusa Gerusalemme est (la parte a maggioranza araba della Città Santa, la cui annessione a Israele non è riconosciuta dalla comunità internazionale). Palmor ha poi respinto come «ingiusta e pregiudiziale» la retorica riecheggiata da parte di alcuni vescovi (in maggioranza arabi) presenti al Sinodo. Circa lo status di Gerusalemme le posizioni restano molto distanti. «La nostra visione - ha elaborato il portavoce palestinese - è di una città aperta e condivisa, la capitale di due Stati e di tre fedi, mentre nella visione israeliana è una città esclusivamente ebraica». Proprio oggi il governo israeliano, indipendentemente dalle polemiche sul Sinodo, ha approvato in via generale un pacchetto di incentivi e di investimenti volti a rafforzare la presenza israeliana in città. «Si tratta di un messaggio chiaro - ha precisato un ministro del Likud - che Gerusalemme non sarà mai spartita e che al suo interno non ci sarà altra sovranità che non quella israeliana». Secondo un deputato arabo israeliano, Taleb a-Sana, posizioni del genere rischiano adesso di «mettere fine alle speranze di pace» nella Regione.

lunedì 18 ottobre 2010

Sharon in coma. Polemiche sul ritratto

Desta polemiche in Israele l' esposizione in una galleria d'arte di Tel Aviv di una fedele riproduzione dell'ex premier Ariel Sharon mentre giace in un normale letto di ospedale, collegato a macchinari medici che in una stanza del tutto vuota emettono rumori soffusi. La statua realizzata dallo scultore Noam Braslavsky si basa su informazioni da lui raccolte sulle condizioni fisiche di Sharon, che da quattro anni è ricoverato in un padiglione riservato di un ospedale di Tel Aviv. «Ho appreso che tiene gli occhi aperti e che non ha perso peso, e ho preparato la statua di conseguenza», ha spiegato l'artista. «Compito dell'arte è raggiungere aree che possono essere state rimosse dal pubblico». ha spiegato a sua volta la direttrice della 'Galleria di arte Kishon', Renana Kishon. «In Israele non c'è nessuno che almeno per una volta non abbia cercato di immaginarsi quale sia oggi l'aspetto esteriore di Sharon». Ma l'iniziativa ha suscitato indignazione nel partito Kadima, fondato da Sharon nel 2005. «Si tratta di una opera cinica, escogitata a fini pubblicitari», ha esclamato la parlamentare Ronit Tirosh. Omri Sharon, uno dei figli dell'ex premier, ha detto a sua volta di essere stato invitato alla apertura della mostra (fra alcuni giorni) e di non avere alcuna intenzione di presenziare. Nelle settimane scorse analoghe polemiche erano nate quando diversi artisti si erano esibiti con variazioni sul tema «Avigdor Lieberman», ossia sul controverso ministro degli esteri che guida il partito di destra radicale Israel Beitenu

martedì 12 ottobre 2010

Saviano difende Israele. E la Rete ora lo insulta

Roberto Saviano è intervenuto nell'ambito della maratona oratoria «Per la verità, per Israele», svoltasi a Roma giovedì 7 ottobre. Lo scrittore ha parlato delle sue origini ebraiche ed ha
indicato come via di soluzione per la crisi arabo-israeliana
la formula «due popoli, due democrazie». Il video dell'intervento postato su YouTube da RadioRadicale.it sta facendo il giro del web e ha raccolto finora settantatre pagine modello A4 di commenti, molti dei quali feroci e quasi tutti anonimi. «Io caro Saviano ti toglierei la scorta!! ci costi troppo e non ne vale la pena». Firmato «LovingDM», oppure JasminaLilit scrive: «Grazie Saviano perché finalmente abbiamo capito di che pasta sei fatto. Averlo
fatto prima però. La tua vera patria, quella dei nonni, quella del mito di Israele è quella che hai nell'anima. E i crimini contro l'umanità commessi da Israele non li denunci. Vergognati. Non ti credo più». «L'ebreo ammazza per gioco il non ebreo! fanno "schifo" ed anche averne 35mila solo in Italia da fastidio!» scrive Sordi4ever. Ancora «siete usciti dal verminaio! Tutti fuoriïÂ>>¿ a fare propaganda pro SION! senza vergogna». Malasorte666 scrive: «Finalmente il sionista schifoso si è palesato. Sto imbecille parla dei diritti dei gay quando un palestinese non ha uno
straccio di diritto già da prima del parto. Poveri noi...». Ancora un altro utente aggiunge «da piangere; un altro finto eroe della finta democrazia italiana! tutti ebrei, tutti filoisraeliani e Sionisti ! naturalmente da radioradicale la voce del padrone o del monte Sion!» un altro che si firma mrspezzonifilm accusa: «questi ebrei falsi! insopportabili! pagati! pagati! pagati! Pagati!». Il video è finito anche sulla pagina ufficiale di Roberto Saviano dove
alcuni dei suoi fans non lo hanno accolto con il consueto favore e affetto: «Gentile Roberto - scrive Grazia - vorrei conoscere il suo giudizio in merito all'arresto da parte della polizia israeliana del piccolo Mufid, un bambino palestinese di otto anni» oppure «Saviano vergognati. Vieni a fare un giro a Gaza per renderti conto della realtà di un tragedia. Sionista!» scrive Vittorio. RadioRadicale al di là della decisione di YouTube di rimuovere il video intende mantenerlo nella versione integrale dell'intero evento. Il video integrale e l'intervento di Saviano è accessibile anche dalla homepage RadioRadicale.it.

venerdì 8 ottobre 2010

Presi tre infiltrati nei kibbutz

Tre palestinesi di Gaza e infiltrati in territorio israeliano sono stati catturati da una pattuglia di confine. L'episodio è avvenuto all'altezza del Kibbutz di Kissufim. Intanto resta alta la tensione in Cisgiordania, dopo l'uccisione nella mattinata a Hebron da parte dell'esercito israeliano di due ricercati di Hamas. A Nebi Sallah una manifestazione palestinese di protesta è stata dispersa con la
forza da militari israeliani che, secondo fonti locali, hanno
anche anche sparato in aria. A Gerusalemme est sono segnalati sporadici lanci di pietre da parte di dimostranti palestinesi.

giovedì 7 ottobre 2010

Striscione a Ponte Milvio: "Rispetto per Ciarrapico"

Uno striscione con su scritto "Rispetto per Ciarrapico", firmato Area Azione, è stato affisso sui muri esterni dell'edificio sede della Scuola superiore della Pubblica Amministrazione a lungotevere Maresciallo Diaz, a poche centinaia di metri dallo stadio Olimpico di Roma. Il senatore del Pdl era finito al centro delle polemiche la settimana scorsa per le dichiarazioni sul presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante il dibattito al Senato dopo il discorso del premier Silvio Berlusconi sui cinque punti del programma di governo. Ciarrapico aveva detto, riferendosi al copricapo maschile usato dagli ebrei: «Spero che Fini abbia già ordinato le Kippah. Perché è di questo che si tratta. Chi ha tradito una volta tradisce sempre».

lunedì 4 ottobre 2010

A letto col nemico. Il rabbino Ari Shvat: si può fare

E' "kosher" andare a letto con il nemico per carpirgli notizie vitali per la sicurezza di Israele. E' il parere del rabbino Ari Shvat, esperto in legge ebraica, che ha definito "accettabile" fare sesso con "terroristi" al fine di ottenwere informazioni che portino al loro arresto. Lo studio del rabbino, che si riferisce
esclusivamente alle agenti donne, e' stato pubblicato su una rivista specializzata di un istituto di studi religiosi. Il rabbino si riferisce all'episodio biblico in cui donne si concedevano ai nemici per spionaggio, e aggiunge che "è meglio affidare queste missioni a donne licenziose". Nel caso in cui la donna dovesse sposare un nemico combattente, Shvat suggerisce che prima divorzi dal vero marito. Il parere sembra rivolto direttamente, e pubblicamente, al Mossad e costituisce un'eccezione alle tradizionali proibizioni religiose dell'inganno e del sesso fuori dal matrimonio.

giovedì 30 settembre 2010

La statua del "giudeo" Sonnino

Erige nel centro del suo paesino una statua ai Kaiserjaeger austriaci (i cacciatori imperiali) con una targa che definisce "giudeo" l'ex ministro degli esteri italiano Sidney Sonnino. L'uomo è stato denunciato dal sindaco di Sarentino in Alto Adige ( 7 mila abitanti, in gran parte di lingua tedesca) con l'ipotesi di violazione della Legge Mancino. A suscitare la polemica è stato un bolzanino, Hans Meraner, che ha una casa nel paesino di montagna poco distante da Bolzano. Dicono in paese che abbia deciso di costruire il monumento, un Kaiserjaeger bronzeo in formato naturale, per occupare un pezzetto di un suo terreno che dà sulla pubblica via , infastidito dal fatto che d'inverno gli abitanti solevano accumularvi la neve spazzata dai marciapiedi. Fatto sta che alla base del bronzo c'è una targa che accusa per la morte dei combattenti austriaci durante la Prima guerra mondiale il
ministro Sonnino che sulla targa viene definito Jude, vale a dire "giudeO". Dopo molte proteste di turisti e insegnanti del
posto, la cosa è giunta all'orecchio dei Verdi altoatesini che
l'hanno resa di pubblico dominio ed ora il sindaco Svp del paesello, Franz Thomas Locher, ha annunciato di avere presentato
un esposto alla procura. Sonnino (1847-1922) nel '19 prese parte
alla Conferenza di Parigi dalla quale derivò il trattato di St.
Germain che sancì il passaggio dell'Alto Adige (ma anche di Trieste) dall'impero asburgico all'Italia. Figlio di un commerciante di origine ebraica, fu allevato nel culto anglicano
dalla madre di origine gallese.

mercoledì 29 settembre 2010

Il negazionista Irving: Hitler non sapeva

L'Olocausto è una realtà storica e si tratta di un crimine terribile, ma Hitler non ne era completamente al corrente, perché l'organizzatore del genocidio, Heinrich Himmler, non gli raccontava tutta la verità. Lo ha detto in un incontro a Varsavia lo storico negazionista britannico David Irving, studioso del nazismo, già condannato varie volte per aver negato la Shoah. Irving, 72 anni, è in visita in Polonia sui luoghi della II Guerra mondiale alla guida di un gruppo di turisti americani, britannici e tedeschi, e ha avuto lunedì scorso un incontro a porte chiuse con una ventina di persone invitate in un grande albergo a Varsavia. Uno degli invitati era Ilan Goren, corrispondente da Berlino di una rete tv israeliana, che però, non essendo in grado di arrivare in tempo, ha ceduto l'invito al collega Piotr Zychowicz di Rzeczpospolita. In questo modo i media polacchi, tenuti alla larga dallo storico durante la sua visita, sono riusciti ad avere informazioni di prima mano. Il viaggio organizzato dello storico in Polonia ha suscitato furiose polemiche. «Nego di essere un negazionista dell'Olocausto», ha detto Irving all'inizio dell'incontro, smentendo anche di essere
antisemita. Lo storico ha parlato diverse volte della morte di
2,5 milioni ebrei nell'ambito dell'Operazione Reinhard (codice dato dai nazisti al piano di liquidazione degli ebrei in Polonia) e dello sterminio di centinaia di migliaia di ebrei nel campo di concentramento di Treblinka. Secondo Irving, «l'intera seconda guerra mondiale è stata un grande Olocausto che ha provocato le sofferenze di tutti i popoli». Lo storico ha attribuito a Hitler la colpa di tutte le atrocità dei nazisti, affermando però che non era messo al corrente dai collaboratori di tutti i fatti. «Così ad esempio - ha detto - non era pienamente informato sullo sterminio degli ebrei, che fu organizzato dal capo delle SS Heinrich Himmler».

martedì 28 settembre 2010

Fermata la nave per Gaza

La marina israeliana ha annunciato stamattina di aver abbordato la «Irene», la nave di attivisti ebrei che voleva rompere l'embargo aGaza. Un comunicato delle forze armate ha affermato che l'abbordaggio, scattato alle 11.30 (ora locale) si è svolto in maniera pacifica, e che l'imbarcazione viene ora condotta al porto israeliano di Ashdod.
La marina militare, si legge nel comunicato, ha prima lanciato
due avvertimenti alla nave, che si è rifiutata di obbedire.

lunedì 27 settembre 2010

Israele pronto a fermare la nave per Gaza

"Israele bloccherà la nave di attivisti ebrei partita ieri da Cipro nord e diretta a Gaza con l'obiettivo di rompere l'embargo imposto dallo Stato ebraico alla Striscia controllata da Hamas". Lo ha sottolineato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Yigal Palmor. "Intendiamo contattare la nave e scoprire dove è diretta", ha affermato Palmor. "Se risponderanno Gaza, allora spiegheremo (agli attivisti, ndr) che non si può, ma se insisteranno nel volere entrare in acque vietate allora li arresteremo e li traineremo nel porto di Ashdod", ha aggiunto il portavoce. "Irene", questo il nome dell'imbarcazione battente bandiera britannica degli attivisti ebrei, trasporterebbe forniture di vario tipo, in particolare medicine, libri e giocattoli per bambini. La nave dovrebbe giungere a destinazione entro domani.

mercoledì 22 settembre 2010

Sharon tornerà a casa

In coma profondo dal gennaio 2006 l'ex premier Ariel Sharon (82 anni) sarà presto trasferito dal Centro medico Shiba di Tel ha-Shomer (Tel Aviv) nella sua residenza privata, la Fattoria dei Sicomori, nel deserto del Neghev settentrionale. Lo riferisce oggi il quotidiano Yediot Ahronot, secondo cui nella abitazione di Sharon è stato già installato un ascensore per facilitare lo spostamento del suo letto dal piano di ingresso al piano superiore. Il giornale spiega che sono stati i figli Ghilad ed Omri a chiedere ai medici di Sharon di trasportarlo nella sua fattoria, un luogo dove, anche quando era premier, amava tornare al termine delle giornate di lavoro a Gerusalemme. In un campo della fattoria è sepolta la moglie Lili. Secondo Yediot Ahronot la permanenza di Sharon nel suo ranch avrà un carattere sperimentale e sarà di breve durata. In questo lasso di tempo i medici verificheranno se sia possibile creare per lui le condizioni necessarie per consentirgli di tornare definitivamente nella propria abitazione.

martedì 21 settembre 2010

Kahlun: nessuno intitoli una targa ad Arafat

"La targa dedicata all'arcinoto terrorista Yasser Arafat all'istituto Machiavelli di via dei Sabelli a Roma è una grave offesa a tutti i morti per atti di terrorismo. Se quella di Adro è stata un'inaccettabile provocazione politica questa è una bestemmia sulle tombe di tutte le vittime del terrorismo sia che si tratti dei nostri caduti a Nassirya, che del piccolo Stefano Gay Tachè ucciso a Roma da un comando palestinese, che delle ragazze e dei ragazzi saltati in aria mentre ballavano in discoteca a Tel Aviv". E' lo sgomento di Vito Kahlun responsabile delle politiche giovanili del Partito Repubblicano Italiano, che solleva la questione concreta della celebrazione di Araf. "Non accetterò questa provocazione degli amministratori di un quartiere - prosegue Kahlun - che invece di dedicare targhe a vanvera dovrebbe occuparsi dello spaccio di droga. Qualora non si provveda entro 7 giorni alla rimozione della targa mi recherò personalmente al Machiavelli per censurare questo inqualificabile gesto".

Hamas, il video su Shalit non è nostro

Le Brigate al-Qassam, braccio militare di Hamas, hanno negato questa mattina qualsiasi legame con il video diffuso ieri su
Gilad Shalit, il caporale israeliano rapito nel 2006 a Gaza, in cui si minaccia di ucciderlo se non sarà trovato rapidamente un accordo sullo scambio di prigionieri. In un comunicato diffuso sul loro sito, le Brigate sostengono che il video sia stato «fabbricato» da altri e che un filmato autentico su Shalit potrebbe essere diffuso esclusivamente tramite il sito web del gruppo. Nel breve video, postato su YouTube e ripreso dai media israeliani, appare l'immagine di Gilad Shalit in una stanza molto buia. Ai suoi lati ci sono due uomini con il volto coperto, uno dei quali tiene in
mano un fucile. Al termine del video si sentono colpi d'arma da fuoco e appare una scritta in arabo: «La missione sarà portata a termine?».

domenica 19 settembre 2010

La fine della Cina, Cernobyl e meduse giganti. Ecco le profezie dei cabalisti


C'è che annuncia la scomparsa della Cina dalla carta geografica; chi preconizza l'annessione di Siria e Giordania a Israele; chi intravede nel futuro prossimo l'avvento d'un micidiale virus informatico denominato Cernobyl; e chi si limita a vaticinare sciagure più localizzate, come un'invasione di meduse giganti sulla battigia di casa.
Puntuali ecco anche quest'anno le profezie più o meno bizzarre di rabbini cabalisti alla vigilia Kippur. Nel florilegio degli oracoli,
riecheggiati nei giorni scorsi dai media, spicca per propensione
apocalittica il rabbino Nir Ben Artzi «Dio spazzerà via la Cina dalla faccia della Terra con venti furiosi», ha sentenziato Ben Artzi senza troppi giri di parole e senza precisare nei dettagli la sorte di un miliardo e rotti di cinesi. Poi, ha spinto lo sguardo più a ovest preannunciando che Usa e Ue «si disgregheranno». E, non
pago, ha paventato terremoti come se piovesse: perché «la Terra - è sbottato - è stanca dell'impurità del mondo». In tanta rovina, il rabbino di Talamin ha tuttavia evocato ragioni di conforto almeno per il popolo ebraico, assicurando che - se gli osservanti manterranno intatto il loro fervore - Israele troverà il modo d'allargare i propri confini e di occupare entro l'anno pure Siria e Giordania.
Appena più cauto il confratello Mordechai Ganot, cabalista il cui magistero gode di un'autorevolezza più diffusa fra le comunità ultraortodosse del Paese. Autore ogni anno d'un famoso calendario lunare corredato da mappe del firmamento e intitolato 'Davar Beitò' (Ogni cosa a suo tempo), Ganot ha puntato l'indice su un singolo (e imprecisato) leader del pianeta. «In estate, nel mese di Sivan - ha informato il suo uditorio - un grande sovrano gentile (non ebreo) morirà, un altro ne prenderà il seggio e vi sarà grande confusione» fra gli infedeli. Quindi, basandosi su un versetto biblico, ha definito «molto probabile» che l'evento luttuoso possa essere
opportunamente accompagnato da un sisma devastante. Sicura, nella visione del rabbino, è invece l'epifania d'un virus informatico assai maligno, destinato a infestare i computer di mezzo mondo se non saranno prese per tempo le necessarie contromisure. Il giorno x è fissato per il 22 del mese ebraico di Nissan, che quest'anno coincide, nel calendario gregoriano, con la data dell'anniversario del disastro della centrale nucleare ucraina di Cernobyl, avvenuto nel 1986 nell'Urss gorbacioviana: ragion per cui il virus sarà chiamato Cernobyl. Ganot ha reputato infine saggio mettere sull'avviso gli adepti che nel mese di Tammuz sarà meglio stare alla larga dalle spiagge israeliane, causa il proliferare di «meduse
giganti». E che a Tevet e Shvat non sarà il caso di tirare il collo alle oche, poichè in quel periodo «l'angelo delle oche avrà il permesso di fare del male allo scannatore».

giovedì 16 settembre 2010

L'Eco-torre sarà il cuore verde di Tel Aviv

Tel Aviv sta per inaugurare il suo primo edificio interamente ecosostenibile: l'EcoTorre dell'Azouri Brothers Building. La prima fase dei lavori per la realizzazione del secondo edificio «verde» d'Israele è quasi giunta al termine (l'inaugurazione sarà a marzo del 2011). Il progetto, del valore di oltre 50 milioni di dollari, rivela un'anima ecosostenibile fin dalla scelta dei materiali edilizi, privilegiando quelli locali e riciclati, nel rispetto delle «procedure nazionali di manutenzione ecologica». L'Eco-Torre sarà caratterizzata da un impianto di
trattamento e riciclaggio delle acque grigie che, una volta depurate, saranno distribuite attraverso un sistema di tubature
per gli scarichi igienici e l'innaffiatura dei «giardini pensili», risparmiando fino a circa 13.000 litri al giorno.

mercoledì 15 settembre 2010

Hitler indigna Milano

Prima il dito medio alzato creato ad hoc per essere esposto in Piazza Affari, ora Hitler inginocchiato che campeggia sui manifesti della mostra di Maurizio Cattelan che dovrebbe aprire i battenti il 24 settembre. Ed esattamente come per la prima opera sulla quale impazzarono critiche e polemiche, il Comune di Milano ha fermato l'esposizione dei manifesti. Sarebbe stato l'assessore all'Arredo urbano, Maurizio Cadeo, a esprimere perplessità facendo notare che "la libertà espressiva non può offendere la sensibilità delle persone". A preoccupare, naturalmente, le possibili reazioni negative della Comunità ebraica di Milano che, infatti, sono arrivate oggi puntuali. Il presidente Roberto Jarach ha parlato di "messaggio inopportuno". A stretto giro di posta la replica dell'assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiliano Finazzer Flory: "Osservo, purtroppo, che le valutazioni sul manifesto artistico di Cattelan si stanno spostando sul terreno storico e politico. Ne prendo atto. Se questo è il punto di vista prevalente - ha spiagto - come assessore non posso non accogliere la posizione dei rappresentanti della Comunità ebraica".

lunedì 13 settembre 2010

A Tel Aviv le multe ti convertono al Cristianesimo

Hanno avuto un attimo di sconcerto nei giorni scorsi numerosi automobilisti che hanno trovato sui parabrezza dei loro veicoli multe del municipio di Tel Aviv, malgrado non avessero infranto alcuna regola. Sui bollettini di pagamento, peraltro, era stampigliato a lettere vistose: «Questa multa è già stata pagata. Leggere i dettagli sul retro». «Puoi calmarti, qualcuno ha già pagato per te», proseguiva il testo, nella pagina posteriore. E questo qualcuno, si è presto appreso, era Gesù. «Non si tratta di una misera multa per un parcheggio, ma una multa grande e seria per le tue colpe di fronte a Dio. E per pagare la tua multa Lui ha dato la sua vita». Nel testo gli automobilisti di Tel Aviv sono stati
sollecitati a prendere in cosiderazione di non aver finora conosciuto «il vero Messia». Digitando un numero telefonico potranno adesso ricevere gratuitamente a casa un libro informativo: «Lo chiamano Yeshua», Gesù in ebraico. L'insolita iniziativa è giunta da "Ebrei per Yeshua", un gruppo di messianici che vanta piccole comunità in tutto il territorio israeliano e conta complessivamente circa 15 mila persone. Alla faccia del marketing.

mercoledì 8 settembre 2010

Il 34% degli spagnoli sono antisemiti

Un terzo della popolazione spagnola ha una opinione sfavorevole degli ebrei, rivela un sondaggio reso pubblico oggi a Madrid. Secondo l'inchiesta, realizzata per l'associazione ebraica Casa Sefarad dall'Istituto Dym per valutare il grado di antisemitismo in Spagna, il 34,6% degli spagnoli ha una visione negativa degli ebrei, che rappresentano meno dell'1% della popolazione del paese. Il 48% afferma invece di avere una opinione favorevole. Secondo il presidente della Federazione della comunità ebraica in Spagna Jacobo Israel il sondaggio conferma il livello «piuttosto alto» di antisemitismo nel paese. L'opinione sfavorevole di parte degli spagnoli nei confronti degli ebrei è collegata con la crisi medio-orientale, secondo l'inchiesta, realizzata in aprile. Per il ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos, che ha partecipato alla presentazione dei risultati dell'inchiesta, il «grado di antisemitismo della società spagnola rimane troppo alto» e «i pregiudizi antisemiti rimangono presenti a un livello intollerabile»: si tratta, ha aggiunto, di un fatto «particolarmente preoccupante considerate le dimensioni ridotte della comunità ebraica spagnola». Secondo Moratinos tuttavia «l'opinione pubblica spagnola non è antisemita nè antiisraeliana». La comunità ebraica non è quella che suscita più reazioni sfavorevoli in Spagna. Secondo il sondaggio il 53,6% degli spagnoli ha una opinione negativa dei musulmani, il 35% dei protestanti e il 20,7% dei cattolici. Il 41% degli interrogati ha detto però di ritenere che Israele abbia la principale responsabilità per la crisi in Medio Oriente, mentre il 16,3% la attribuisce ai palestinesi. Il 54,9% ritiene che gli ebrei usino a loro vantaggio il ricordo dell'Olocausto e l'11,1% pensa che «Israele dovrebbe scomparire perchè è stato creato in territorio arabo». Un risultato definito in una nota come «particolarmente preoccupante» dall'ambasciata di Israele in Spagna.

martedì 7 settembre 2010

Anche gli ebrei ortodossi portano il velo

Nel mondo della effervescente ortodossia ebraica hanno fatto irruzione ieri - per la prima volta in pubblico - i «timorati col volto coperto». Decine di «uomini velati», tutti membri della corrente mistica Breslav, sono stati visti all'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv mentre si imbarcavano, assieme con decine di migliaia di altri religiosi, verso la località ucraina di Oman dove è sepolto il fondatore della loro setta, il rabbino Nachman. La opportunità di coprirsi il capo con un velo è stato spiegata con la necessità di proteggere i timorati dalla vista di scene potenzialmente «immorali» durante il tragitto fra Israele e l'Ucraina.

lunedì 6 settembre 2010

Israele sempre più giovane. Cresce il numero degli arabi. Gli ebrei rallentano

Continua a crescere la popolazione di Israele, ma il ritmo rallenta a causa del trend del tasso di natalità e del modesto contributo dell'immigrazione, fortemente ridimensionata rispetto agli anni '90. Mentre si conferma lo scarto fra l'incremento della minoranza araba e quello della maggioranza ebraica, a favore della prima. Lo rivelano i dati diffusi oggi dal Ufficio centrale di
statistiche, nell'imminenza del Capodanno ebraico (Rosh Ha Shanah), che si celebra a partire da mercoledì sera con l'avvento del 5771. In totale, la popolazione israeliana, complessivamente giovane, ha toccato quota 7 milioni e 645.000 abitanti, con un 28% di ragazze e ragazzi sotto i 15 anni. Gli ebrei sono circa 5 milioni e 770.000, gli arabi quasi un milione e 560.000, mentre 330.000 persone - per lo più slave apparentante con ebrei russofoni immigrati in anni passati dall'ex Urss - sono classificate sotto la voce «altri». Da
questa cifra sono esclusi circa 220.000 lavoratori migranti la cui residenza nel Paese è considerata provvisoria. Il tasso di aumento della popolazione resta stabile all'1,8% annuo ormai dal 2003, contro il 3% raggiunto e superato negli anni '90. L'indice di natalità fa segnare un +1,7% fra gli ebrei e un +2,4% fra gli arabi: una forbice che non si chiude malgrado il contributo demografico delle famiglie degli ebrei ultraortodossi e dei coloni nazionalisti, e non cessa quindi di alimentare inquietudini di lungo periodo sulla natura sionista dello Stato. All'interno della comunità arabo-palestinese si consolida intanto la quota dei musulmani, aumentati del 2,8% nell'ultimo anno contro l'1% dei cristiani e l'1,7 dei drusi. Quanto all'Aliyah, la «ascesa» in Israele degli ebrei della diaspora, il dato complessivo resta al livello dei minimi storici, pari a quello dei primi anni '80, nonostante un aumento del 6% rispetto all'anno precedente: con una stagnazione sostanziale degli arrivi dall'ex Urss e non più di 14.572 ingressi (suddivisi più o meno equamente fra Russia, Usa,
Ucraina, Francia) registrati nell'intero 2009.

domenica 5 settembre 2010

La rapina più comica di Tel Aviv

La scena d'apertura è quella classica: uno sconosciuto, col volto seminascosto da un berretto, si è presentato lo scorso giovedì nell'ufficio del direttore della filiale di una banca in uno dei quartieri alti di Tel Aviv, ha estratto una pistola e ha intimato: «Mani in alto. Questa è una rapina, svuota la cassaforte». Insolito è stato però il seguito. Senza scomporsi, anzi con un sorrisetto ironico, il direttore ha risposto redarguendo il rapinatore: «Cretino. Hai sbagliato obiettivo. Noi siamo una banca per mutui e qui non teniamo contanti». Dopo un attimo di smarrimento, lo sconosciuto ha borbottato qualche parola di scusa e si è affrettato a uscire in strada per allontanarsi a gran velocità sull' automobile che aveva parcheggiato proprio davanti alla filiale, il cui numero di targa il dirigente bancario è però riuscito a registrare. Così la polizia è riuscita con facilità ad arrivare all' abitazione dello sfortunato, oltre che incompetente, rapinatore. È risultato essere un abitante di un quartiere vicino, senza precedenti penali. Nell'appartamento gli agenti hanno trovato pure le prove della tentata rapina. Dopo un iniziale tentativo di proclamarsi innocente l'uomo ha ammesso il tentativo di rapina alla quale, ha detto, è stato spinto da una voce interna che gli imponeva di rapinare una banca. Davanti all'imperizia manifestata e a segni di apparente instabilità mentale la polizia ha deciso di non arrestarlo, imponendogli gli arresti domiciliari. La polizia, a quanto pare, intende chiudere il caso ritenendo di avere a che fare con uno squilibrato che difficilmente può essere rinviato a giudizio.

venerdì 3 settembre 2010

"Attenti alla lobby ebraica". Bufera sul belga De Gucht

L'ex ministro degli Esteri belga Karel De Gucht, attuale commissario al Commercio dell'Unione europea, è sotto accusa, da parte della comunità ebraica, per avere espresso giudizi antisemiti durante un'intervista alla radio fiamminga. Parlando del processo di pace in Medio oriente avviato nei giorni scorsi a Washington, De Gucht, che non è nuovo a questo genere di gaffes, ha ieri dichiarato il suo scetticismo sulle possibilità di successo dei nuovi negoziati diretti, affermando in particolare che "la lobby
ebraica al Campidoglio Usa non deve essere sottovalutata". La dichiarazione è stata riportata dalla stampa israeliana e il Congresso ebraico europeo ha chiesto "l'immediata ritrattazione" delle parole di De Gucht. Il portavoce dell'esecutivo di Bruxelles Olivier Bailly ha ricordato che "i commissari non sono politici e a volte parlano a titolo personale: in questo caso, la posizione
di De Gucht non riflette in nessun modo quella della Commissione
e del Consiglio europeo sulla ripresa dei colloqui di pace in Medio oriente". Inoltre, il portavoce ha ricordato che "la politica Ue sul razzismo e l'antisemitismo è molto chiara".

giovedì 2 settembre 2010

Due ebrei italiani autorizzati a tornare in Libia

Le autorità di Tripoli hanno autorizzato due donne ebree nate in Libia e residenti in Italia a rientrare nel paese per visitare i luoghi che sono state costrette ad abbandonare nel 1967. Lo scrive il quotidiano arabo 'al-Hayat', secondo il quale le due donne sono atterrate ieri all'aeroporto di Tripoli. Si tratta della prima volta negli ultimi 40 anni che le autorità libiche concedono ad ebrei originari del paese africano ma attualmente residenti in Italia di rientrare in patria. Le due donne facevano parte della comunità ebraica presente in Libia e hanno chiesto di poter visitare le terre dove sono nate e cresciute prima di emigrare verso il nostro paese alla fine degli anni sessanta. Lo scorso luglio un rappresentante della comunità ebraica libica, Raphael Luzon, ha potuto visitare per la prima volta Bengazi, accompagnato
dalla sorella Rita, dopo la sua emigrazione avvenuta 43 anni fa. Al
momento della guerra arabo-israeliana nel 1967 si contavano circa
settemila ebrei in Libia, la gran parte dei quali ha lasciato il Paese lo stesso anno in seguito a sommosse anti-ebraiche.

lunedì 30 agosto 2010

Gheddafi a Roma, l'Ugei: "Spettacolo indecente"


«Lo spettacolo offerto ancora una volta da Gheddafi è indecente, non vorremmo che il nostro paese divenisse il palcoscenico per le prediche integraliste del dittatore libico». E' il commento del Presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia, Giuseppe Piperno, sulla visita del presidente libico a Roma. «Il prossimo incontro - aggiunge Piperno - lo faccia con noi e ci renda conto delle condizioni disumane degli immigrati in Libia, dei diritti umani non rispettati o degli ebrei cacciati e uccisi dal suo paese nel 1967. È giunta l'ora che una volta per tutte vengano definiti gli indennizzi e i risarcimenti degli ebrei dovuti scappare dai pogrom del 1967 e di tutti gli italiani con l'avvento al potere di Gheddafi nel 1970, questione di cui siamo certi il governo Berlusconi se ne farà interprete. Invece che invitare l'Europa alla conversione, Gheddafi studi e si renderà conto che i suoi show sono possibili grazie a quella cultura ebraico cristiana che - ha concluso - hanno reso oggi l'Europa libera, laica e democratica».

domenica 29 agosto 2010

Giornata Europea della Cultura Ebraica: tutti gli appuntamenti di Roma

Chi sono gli ebrei? Quali sono le loro tradizioni e le loro usanze? Com’è fatta una sinagoga? A questa e a molte altre domande si può dare una risposta domenica 5 settembre 2010, il 26 Elul 5770 del calendario ebraico, in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, che giunge quest’anno all’undicesima edizione.

La manifestazione che ‘apre le porte’ del mondo ebraico si festeggia in ventotto Paesi del vecchio continente, vede coinvolte in Italia ben sessantadue località ed è organizzata in Italia dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Tema scelto quest’anno quale ‘fil rouge’ che lega tutte le manifestazioni, è Arte ed ebraismo: un binomio molto affascinante e ricco di spunti e suggestioni, visto anche il rapporto complesso tra rappresentazione figurativa e tradizione ebraica.

Molto interessante il programma di Roma, che prevede varie tappe, incontri ed eventi.

Al Tempio Maggiore (Lungotevere Cenci) si partirà con visite guidate alla Sinagoga e al Museo ebraico, dalle 10 alle 14.30. Il Museo, recentemente rinnovato e arricchito dalla sala tripolina, ospita le straordinarie raccolte dell’antica Comunità Ebraica di Roma: tessuti, argenti, marmi, documenti. Entrata in via Catalana/Largo XVI ottobre.
Dalle 10 alle 17.30, l’Associazione Culturale Le Cinque Scole propone visite guidate all’ex ghetto e in Trastevere, nei luoghi relativi alla storia e alla presenza ebraica, mentre nei giardini del Tempio sarà a disposizione uno stand di libri e artigianato ebraico, con distribuzione di materiale didattico e informativo e ricette tipiche della cucina ebraica.
E per chi volesse assistere al suggestivo rito del matrimonio ebraico, al Tempio alle 17.30 avrà luogo un vero matrimonio.
Alle 21, al Tempio Maggiore, si concluderà la Giornata capitolina con un concerto di musiche liturgiche della tradizione romana, eseguite dal Coro del Tempio Maggiore diretto dal M° Claudio Di Segni.
Per informazioni e prenotazioni, telefonare allo 06 5897589, email centrocultura@romaebraica.it

La Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia Onlus, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, organizza le visite guidate alle Catacombe Ebraiche di Villa Torlonia. I posti sono limitati e la prenotazione è obbligatoria (tel. 340 73 68 280, 348 89 91 514, email fondazione@ucei.it.)

Alla Sala Margana (piazza Margana, 41) avrà luogo un interessante ciclo di conferenze, coordinate e presentate da Georges De Canino. Alle ore 11.00, “La Catacomba ebraica di Vigna Randanini”, a cura della dott.ssa Elsa Laurenzi; alle 12.00, a cura di Adachiara Zevi, “Musei ebraici: per quale arte?”; alle 13.00, “Evoluzione dell’arte ebraica: dal simbolo al segno”, a cura del Prof. Cesare Terracina; alle 16.00, “Il Santuario nel deserto: verità e bellezza”, a cura del Prof. Yedidià Sergio Terracina; il ciclo di conferenze si concluderà con l’intervento di Roy Doliner, in un incontro intitolato “I Segreti della Sistina. Il messaggio proibito di Michelangelo”, sulla simbologia ebraica presente nell’opera del Maestro Buonarroti, in particolare nel Giudizio Universale.

Il centro ebraico Il Pitigliani (tel. 06 5800539, mail baitbet@pitigliani.it) mette in mostra “Pagine interiori. L’opera grafica di Tobia Ravà”, visitabile dalle 10.30 alle 19.00. Artista quotato e molto apprezzato, Ravà è divenuto famoso per le sue tele composte di lettere e numeri, che si ispirano alla mistica ebraica.
Alle 12.00 avrà luogo un rinfresco, mentre alle 12.45 si presenterà la mostra “Le ketubbot di Monte San Savino”, con conferenza inaugurale “La decorazione dei contratti matrimoniali ebraici italiani: il caso delle pergamene settecentesche di Monte San Savino”.

Al Palazzo della Cultura (Scuole ebraiche, via del Portico d’Ottavia), i ragazzi delle scuole presentano il progetto “Arte ed ebraismo”, mentre l’ADEI-WIZO (Associazione Donne Ebree d’Italia) presenta la “Mostra di artiste e donne ebree del 900”, con esposizione di opere di Paola Levi Montalcini, Eva Fischer, Eva Romanin Jacur, Franca Sonnino, Ariela Böhm. Inoltre, esposizione di gioielli, quadri, ceramiche e intagli.

La Ermanno Tedeschi Gallery di Roma ospita la mostra ‘Ritratti: storia dell’ebraismo romano e israeliano DAN.REC, Stéphane Zerbib’, a cura di Giorgia Calò. In via del Portico d’Ottavia, 7, con vernissage dalle 12.00 alle 20.00. L’esposizione continuerà anche nei giorni successivi e fino al 12 settembre, per informazioni 06 45551063, www.etgallery.it, email info.roma@etgallery.it

Alla Biblioteca casanatense (Via S. Ignazio 52), dalle ore 10.30 alle ore 18.30 apertura straordinaria del prestigioso Salone Monumentale, in cui sarà allestita un’esposizione di preziosi manoscritti miniati e antiche edizioni a stampa, scelti per l'occasione dal ricco fondo ebraico conservato in biblioteca. Info 347 8305165, m.palumbo@biblioroma.sbn.it.

Si inaugurano inoltre, in contemporanea, due mostre di Yehonatan Pelles a cura di Georges de Canino. Allo Studio Ivaldi (Via della Reginella, 13), alle ore 10 si apre “Lech-Lecha’. Ritratti e memoria”, visitabile fino alle 24. Presso Sheva (Via Santa Maria del Pianto 1/B), sempre dalle ore 10 alle 24, sarà visitabile l’esposizione “Benè Romì. Gli ebrei di Roma”.

Presso il Keren Kayemet Le Israel (via Pietro Antonio Micheli, 53), dalle 18 alle 20,
presentazione del libro di Dova Cahan “Un ashkenazita tra Romania ed Eritrea”, e del film documentario “Shalom Asmara” di Marco Cavallarin e Marco Mensa.

Infine quest’anno, per la prima volta, partecipa alla Giornata della Cultura il Comune di Fondi, organizzando visite guidate alla ex Sinagoga e al vecchio quartiere ebraico, a cura del prof. Gaetano Carnevale e del dott. Giovanni Pesiri, dalle ore 10.30 alle ore 13.00. Seguirà alle ore 20.00, alla Sala Polivalente del Castello Caetani, il convegno “La Giudea: un quartiere ebraico ritrovato.”

La Giornata Europea della Cultura Ebraica – che gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ed è patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Ministro per le Politiche Europee – vede crescere di anno in anno i consensi del pubblico: lo scorso anno, solo in Italia, oltre sessantamila persone hanno preso parte alle manifestazioni.

Le iniziative dei 28 Paesi europei sono consultabili sul sito: www.jewisheritage.org.

I programmi delle singole località sono in continuo aggiornamento sul sito www.ucei.it/giornatadellacultura, dove è possibile trovare informazioni sulla vita e la cultura ebraica, e dove è anche attiva l’Area stampa, dalla quale giornalisti e operatori dei media possono scaricare comunicati, foto, testi e altro materiale utile.

mercoledì 25 agosto 2010

Israele alza il livello di allerta su Giordania ed Egitto

Gli apparati di sicurezza israeliani hanno innalzato oggi l'allerta sul rischio di attentati terroristici nei confronti dei cittadini del Paese in viaggio all'estero, sconsigliando in particolare qualsiasi puntata turistica negli Stati arabi e musulmani in vista delle imminenti festività di settembre del Capodanno ebraico. L'ufficio nazionale dell'anti-terrorismo ha diffuso un appello nel quale mette in relazione l'incremento del pericolo con concrete informazioni d'intelligence, ma anche con le accuse particolarmente aggressive rivolte a Israele negli ultimi tempi «dall'Iran e da Hezbollah», la fazione sciita radicale libanese sostenuta da Teheran. I Paesi arabi che i cittadini israeliani possono in teoria
liberamente visitare sono Giordania ed Egitto.

martedì 24 agosto 2010

Israele, studiare l'arabo diventa un obbligo

A partire da quest'anno sarà rafforzato l'insegnamento della lingua araba nelle scuole pubbliche israeliane, che diventerà obbligatorio a partire dalla quinta elementare. Lo ha reso noto il ministro per le minoranze Avishay Braverman (laburista) secondo cui in queste
settimane si stanno arruolando decine di nuovi insegnanti di
arabo. La novità principale, ha spiegato Braverman, è che
l'insegnamento dell'arabo inizierà (nelle zone centrali e nel
nord di Israele) già in quinta elementare e sarà obbligatorio.
Finora l'arabo veniva insegnato solo alla fine delle medie o
all'inizio del liceo: ma gli allievi avevano la facoltà di
sostituire il suo studio con altre lingue come russo, francese o
amarico. Braverman ha espresso fiducia che la nuova impostazione
didattica contribuirà a rafforzare i legami fra ebrei ed arabi
in Israele.

venerdì 20 agosto 2010

Calcio, esulta con la kippà: ammonito

Ha segnato e poi, pazzo di gioia, si è messo in testa una kippah rossa, il copricapo usato correntemente dagli ebrei osservanti maschi, per poi inginocchiarsi in mezzo al campo. Per questo è stato ammonito dall'arbitro, e adesso si scusa e vuole precisare.
È successo nel corso di Salisburgo-Hapoel Tel Aviv, match dei playoff di Champions League in cui gli ospiti si sono imposti per 3-2. A segnare la terza rete della sua squadra, quella decisiva, è stato l'attaccante israeliano Itay Shechter che poi ha festeggiato con la kippah e per questo si è visto sventolare in faccia il cartellino giallo dall'arbitro portoghese Pedro Preonta. Il regolamento Uefa, come anche quello della Fifa, punisce infatti, qualora vengano commessi, gli atti in cui nel corso di una partita viene manifestata in modo esplicito la propria fede religiosa, essendo il calcio, secondo i vertici dirigenziali della stessa Uefa, uno sport che deve rimanere apolitico ed areligioso. «Ma io non volevo provocare nessuno, e tanto meno avevo secondi fini - ha spiegato oggi Shechter, intervistato dall'edizione online del quotidiano Jewish Chronicle -. È successo semplicemente che all'aeroporto un tifoso mi ha dato una kippah con i colori (rosso e bianco) e lo stemma della nostra squadra. Allora - ha continuato Shechter - mi sono detto che me la sarei portata in campo, infilata in un calzettone, e che se Dio mi avesse permesso di segnare me la sarei messa in testa e avrei detto 'Shema Yisrael'. Non volevo provocare, ma in quel momento ho solo pensato a quanto sarebbe stato felice tutto il popolo giudeo a casa, guardando il match in televisione».

giovedì 29 luglio 2010

La punizione di Netanyahu (figlio)

Jair Netanyahu, il figlio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è stato condannato a 10 giorni di confino per essersi presentato con ritardo a una chiamata dei suoi superiori dell'esercito israeliano, dove sta svolgendo il servizio di leva. A renderlo noto è un portavoce dell'esercito, spiegando che il soldato è stato punito per «disobbedienza». Jair, 19 anni, era stato convocato alcuni giorni fa insieme alla sua unità nell'ufficio del portavoce dell'esercito per un incarico, ma non si è presentato con il resto del gruppo, rendendosi irreperibile e comparendo soltanto diverse ore più tardi. A differenza di suo padre, che svolse il servizio di leva in un'unità di combattimento d'elite, Jair serve da alcuni mesi nell'ufficio del portavoce delle forze armate a Gerusalemme dove, secondo quanto riferito dall'esercito, viene trattato «come un qualunque altro soldato dell'unità». La pena detentiva, da scontare all'interno della sua base, è stata ridotta a otto giorni dopo che il giovane soldato «ha esercitato il suo diritto di presentare appello». Jair Netanyahu ha festeggiato lunedì scorso il suo 19esimo compleanno in compagnia di suo padre, poi per questo duramente attaccato dalla stampa del Paese. Appena un'ora prima della festa, infatti, un elicottero dell'esercito israeliano con sei soldati a bordo era precipitato in Romania, e il premier avrebbe dovuto occuparsi di persona dell'incidente.

mercoledì 28 luglio 2010

Regole ebraiche negli ospedali

Una rete di accoglienza per semplificare l'accesso alle cure di stranieri o persone con culture diverse tra loro. E' il progetto del policlinico Umberto I. Il sistema, già deliberato dal direttore generale Ubaldo Montaguti, mira a «rendere sistematiche una serie di attività già svolte da mediatori culturali, operatori sanitari e
personale amministrativo». In merito il rabbino di Roma, Cesare
Efrati ha spiegato: «Come comunità ebraica stiamo preparando
un piccolo libro, da distribuire a medici e operatori sanitari,
che contiene tutte le norme della nostra religione che ruotano
attorno alla sfera del malato: dalla bioetica all'alimentazione
kasher. Credo che sarà pronto nell'arco di 4 mesi».

martedì 27 luglio 2010

Il mea culpa di Oliver Stone

Il regista Oliver Stone ha diffuso un comunicato in cui si scusa per i commenti fatti in un'intervista al Sunday Times di London sull'Olocausto e su quella che ha definito «la dominazione ebraica dei media». «Nel tentativo di fare il punto storico più ampio sulla gamma di atrocità commesse dai tedeschi nei confronti di molte persone, ho fatto una maldestra associazione con l'Olocausto, per la quale sono dispiaciuto e pentito», ha detto Stones in una dichiarazione diffusa dal suo portavoce. «Gli ebrei ovviamento non controllano i media o qualcunque altra industria. Il fatto che l'Olocausto è ancora oggi un avvenimento molto importante, vivido e attuale è infatti merito dell'inteso lavoro che una estesa coalizione di persone ha profuso sul ricordo di questa atrocità, perchè è stata un'atrocità».

Proteste contro l'antisemita Oliver Stone


Il Centro Simon Wiesenthal ha protestato contro «l'antisemita» Oliver Stone e ha invitato Hollywood a insorgere contro il regista che intanto oggi, dopo le polemiche, si è scusato. «Oliver Stone è un pappagallo in più nel coro antisemita», ha detto il Abraham Cooper, condirettore del Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles, che vuole preservare la memoria dell'Olocausto. Nel mirino, le dichiarazioni di Stone al Sunday Times di Londra, nelle quali il regista di "Nato il 4 luglio" sostiene che nella nostra cultura l'attenzione per la Shoah è dovuta al fatto che gli ebrei «controllano i medià». Stone ha anche detto che Hitler «ha fatto più male al popolo russo che a quello ebraico». Il regista, sostiene Cooper, «si intestardisce a minimizzare l'Olocausto». Nell'intervista al Sunday Times, Oliver Stone ha anche definito «orribile» la politica americana verso l'Iran.

lunedì 26 luglio 2010

Israele, trovato un codice di 3.700 anni fa

Per la prima volta è stato trovato in Israele un documento che contiene un codice legale inciso su una tavoletta di 3.700 anni fa che ricorda parti del famoso Codice babilonese di Hammurabi. Secondo quanto ha annunciato oggi l'Università Ebraica di
Gerusalemme la tavoletta, in scrittura cuneiforme, risalente ai secoli XVIII-XVII a.C., è stata scoperta nel corso di scavi condotti dall'Università a Hazor, nel nord di Israele, sotto la direzione degli archeologi Amnon Ben-Tor e Sharon Zuckerman. Nella tavoletta sono incise parti di leggi che si riferiscono a danni personali nei rapporti tra schiavi e i loro padroni e sono simili, anche nello stile, alle leggi nel Codice Hammurabi. Le leggi, in una certa misura, riflettono anche quelle bibliche dell«occhio per occhio, dente per dentè. Un'equipe di esperti dell'università, guidata dal professor Wayne Horowitz, è ora impegnata nella traduzione del testo e ha finora decifrato parole come "padrone", "schiavo" e un termine che sembra significare "occhio". Secondo la scoperta apre la porta a eventuali future investigazioni sui rapporti tra le leggi bibliche e il Codice Hammurabi.

venerdì 23 luglio 2010

La chiave dell'amicizia tra Milano e Israele

Un simbolo dell'amicizia che lega Milano e Israele, del quale per anni si erano perse le tracce e alla fine ritrovato per caso in una bancarella: è la storia della chiave di Tel Aviv che nel 1979 fu donata «con amicizia» al primo cittadino del capoluogo lombardo, Aldo Aniasi e che oggi dopo trent'anni entra a far parte «delle cose
significative della comunità ebraica di Milano», come spiega il suo presidente Roberto Jarach. «L'avevo ritrovata per caso nel mercatino di via Orefici - racconta Paolo Uguccioni, leader storico dei negozianti di Corso Buenos Aires -, mescolata a cianfrusaglie e in vendita per appena 20 euro». Resosi conto del suo reale valore, Uguccioni l'ha acquistata e oggi l'ha riconsegnata nelle mani di Bruna Aniasi, figlia dello storico sindaco socialista e comandante
partigiano.

mercoledì 21 luglio 2010

Si finge ebreo per fare sesso con un'israeliana. Condannato

Ha avuto un rapporto sessuale con una ragazza israeliana fingendosi ebreo e per questo il trentenne palestinese Sabbar Kashur è stato condannato a 18 mesi di carcere per stupro. La condanna dei giudici di Gerusalemme risale a lunedì e la stampa israeliana ne dà notizia oggi, spiegando che il giovane è stato denunciato dalla ragazza ebrea quando ha scoperto che non era della sua stessa fede, come invece le aveva assicurato. I due si sono incontrati a settembre 2008 e il ragazzo, un palestinese residente a Gerusalemme est, si è presentato come uno studente di fede ebraica, interessato a una relazione seria. Il giorno stesso Kashur ha avuto un rapporto sessuale con la ragazza, facendo poi perdere le sue tracce. La ragazza ha quindi raccolto informazioni sul seduttore, scoprendo che non si trattava di un ebreo, ma di un arabo-israeliano di fede islamica. A quel punto è scattata la denuncia. Nel dare lettura della sentenza, Tzvi Segal, uno dei tre giudici che si sono occupati del caso, ha ammesso che la ragazza era consenziente ma ha precisato che, pur non trattandosi di «un classico stupro con la forza», la donna non avrebbe dato il suo consenso se avesse conosciuto la fede di Kashur.

lunedì 19 luglio 2010

"Siete del Mossad". Israeliani espulsi dalle Mauritius

Tre cittadini israeliani sono stati espulsi dalle Mauritius con l'accusa di essere al soldo dei servizi segreti del loro paese per uccidere alcuni turisti provenienti da Dubai. Lo riferisce il sito
di Yedioth Ahronoth, spiegando che i tre rientravano dal Sud Africa, dove avevano assistito ai Mondiali di calcio e avevano deciso di trascorrere qualche giorno sulle spiagge del celebre arcipelago dell'Oceano Indiano. Ma non sono mai riusciti a vedere il mare, visto che già in aeroporto sono stati bloccati con l'accusa di lavorare per il Mossad. I tre - i fratelli trentenni
Ido e Roee Reicher, ingegneri informatici, e il loro amico Avi Levinstein, proprietario di un ristorante - sono arrivati nella capitale Port Louis sabato. «Ci avevano detto che quello è un paradiso, mentre in Sudafrica faceva freddo, e abbiamo deciso di chiudere lì la nostra vacanza», ha spiegato Roee Reicher. Il loro atterraggio è coinciso con quello di un volo da Dubai e le autorità aeroportuali, vedendo la nazionalità dei tre, hanno temuto che si trattasse di un caso simile a quello di Mahmoud al-Mabhouh, leader di Hamas ucciso a Dubai da presunti agenti del Mossad a gennaio.
«Dicevano che i nostri passaporti erano falsi», ha raccontato Roee, spiegando che lui e i suoi compagni di viaggio sono stati sottoposti a duri interrogatori. In particolare, gli agenti erano insospettiti dai circa 40 visti sui passaporti dei tre. Il ministero degli Esteri israeliano, a cui i tre sono riusciti a telefonare, ha spiegato loro che sull'arcipelago non c'è un'ambasciata israeliana e non sarebbe stato possibile dare loro assistenza, invitandoli quindi a rientrare in patria. La vicenda si è conclusa quando i tre hanno deciso di accettare il consiglio, anche spinti dalle minacce delle autorità locali, che promettevano sei mesi di carcere per possesso di passaporti falsi. Tra Israele e Mauritius si sono registrate recenti tensioni dopo che l'isola ha respinto l'ambasciatore israeliano perché il suo datore di lavoro, il ministero degli Esteri, ha sede a Gerusalemme, non riconosciuta
dall'Onu come capitale dello stato ebraico. Israele ha risposto tagliando gli aiuti all'isola.

venerdì 16 luglio 2010

Per mezza Israele Obama è filo-palestinese


La maggior parte degli ebrei israeliani ritiene che il presidente statunitense Barack Obama non sostenga lo Stato ebraico, ma piuttosto i palestinesi. È quanto emerge da un sondaggio commissionato dal quotidiano israeliano The Jerusalem Post. Alla domanda se considerino l'Amministrazione Obama più filoisraeliana, filopalestinese o neutrale, solo il 10% degli israeliani ha risposto di considerarla più pro-israeliana che filopalestinese. Invece, per il 46% la Casa Bianca sostiene i palestinesi e per il 34% ha una posizione neutrale. Il 10% delle persone interpellate non ha espresso un'opinione. Per il sondaggio sono stati interpellati tra lunedì e mercoledì 515 ebrei israeliani.

giovedì 15 luglio 2010

Si dimette Claudio Procaccia. Aldo Giovanni Ricci nuovo delegato alla Memoria


Il professor Aldo Giovanni Ricci, è il nuovo delegato alla Memoria del Comune di Roma. Il sindaco Gianni Alemanno ha firmato la nuova delega, in sostituzione di Claudio Procaccia (nella foto, ndr), dimissionario perché nominato direttore del neo costituito Dipartimento Cultura della
Comunità Ebraica di Roma. Procaccia, nella sua lettera di dimissioni al sindaco, ha sottolineato che il nuovo incarico di direttore del Dipartimento Cultura della Comunità Ebraica di Roma "prevede un incremento significativo di delicate mansioni da svolgere" e che pertanto "con rammarico non potrò più svolgere il ruolo di delegato alla Memoria". Tuttavia, prosegue Procaccia, "nel rinunciare alla delega, vorrei sottolineare che l'esperienza vissuta grazie all'incarico che Lei mi ha conferito è stata straordinaria, contrassegnata da un rapporto umano e professionale splendido con Lei, il suo staff e l'amministrazione nel suo complesso".
Il nuovo delegato nasce a Novara nel novembre del 1943. Dopo la laurea in Filosofia consegue i diplomi di perfezionamento in filosofia (1968), in paleografia, archivistica e diplomatica (1970) e in archivistica presso gli Archivi di Francia (1972). Nel 1967 vince il concorso negli Archivi di Stato con assegnazione all'Archivio Centrale dello Stato, che dirige come sovrintendente dall'agosto 2004 al settembre 2009. Ha insegnato con docenze a contratto sull'uso delle fonti d'archivio presso la Facoltà di Economia dell'Università di Pisa tra il 1999 e il 2003 e presso
il Formez dal 1997 al 1998. Già titolare del corso di Storia
contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell'Università
Guglielmo Marconi di Roma, attualmente è titolare del medesimo
corso presso la Facoltà di Scienze politiche. Ha insegnato Storia dei partiti e dei movimenti politici nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università San Pio V dal 2007 al 2008. Fra le principali iniziative culturali curate da Ricci per l'Archivio Centrale dello Stato, l'edizione critica dei "Verbali del Consiglio dei Ministri" nel periodo tra il luglio 1943 e il maggio 1948, con prefazione dell'allora capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, e l'edizione delle "Opere di Giovanni Giolitti". Il sindaco Gianni Alemanno ha dichiarato: "Rivolgo ad Aldo Ricci il mio augurio di
buon lavoro e lo ringrazio per aver raccolto questa importante
sfida assumendo l'incarico di delegato alla Memoria del Comune di Roma. A Claudio Procaccia va il senso della mia sincera e profonda gratitudine non solo per il contributo professionale, ma anche per la sensibilità e la dedizione dimostrate in questi mesi nello svolgimento del suo lavoro".

mercoledì 14 luglio 2010

Gli ebrei ultraortodossi vietano vacanze in hotel. Si salvano tre alberghi

Le vacanze in hotel di cui non sia certificato il rispetto dei principi della fede ebraica sono contrarie ai principi di «santità e pudore» e per questo vanno vietate. È l'avviso diffuso da un
gruppo di rabbini israeliani ultraortodossi, i quali hanno invitato la stampa haredi a non pubblicare le pubblicità di alberghi e luoghi di vacanza, eccetto tre hotel del paese certificati "kosher".
«Visto che le vacanze in hotel sparsi per il paese e all'estero pongono ostacoli alla santità e al pudore e che la gente trascorre le vacanze in un'atmosfera di promiscuità e flivolezza - si legge in un comunicato diffuso nei quartieri ultraortodossi delle città israeliane e rilanciato dal sito di Yedioth Ahronoth - chiediamo
alla stampa haredi di non pubblicizzare questi alberghi e, al contrario, rivolgere appelli contro di loro, migliornado così la purezza di Israele». Come se non bastasse, i rabbini precisano che «trascorrere le vacanze in hotel della Terra Santa o all'estero è una delle infrazioni più gravi dei nostri tempi, di cui molti sono caduti vittima. È impensabile quindi - dicono rivolgendosi agli editori - che facciate pubblicità (agli alberghi), inducendo molti al peccato». I rabbini ultraortodossi indicano, infine, tra le tentazioni presenti negli albeghi, la tv e il collegamento Internet in camera.

martedì 13 luglio 2010

Rissa al Campidoglio, la Rete pro-Palestina va dal prefetto e attacca gli ebrei


La Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese torna ad attaccare la Comunità ebraica di Roma. Stavolta va direttamente dal prefetto della Capitale. I rappresentanti erano stati coinvolti in una rissa sulla scalinata del Campidoglio, la sera del 24 giugno subito dopo la chiusura della manifestazione a sostegno del soldato israeliano rapito Gilad Shalit. Secondo l'organizzazione pro-Palestina sarebbero stati alcuni ebrei romani ad averli attaccati. Questi respingono le accuse. La dinamica, in ogni caso, non è stata ancora chiarita dalla polizia.
Oggi una delegazione della Rete è stata ricevuta dal Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, al quale è stato esternata "preoccupazione ed allarme - dicono i rappresentanti - per l'esistenza nella nostra città di una entità che ritiene di poter impedire la libera di espressione di posizioni politiche morali e culturali di solidarietà con la lotta di liberazione del popolo palestinese con la forza, come attesta, ultima di una serie di vicende analoghe, l'azione squadristica condotta la sera del 24 giugno sulla scalinata del Campidoglio contro pacifici manifestanti. Il prefetto - continuano i rappresentanti - ha da parte sua assicurato che seguirà gli sviluppi delle indagini, farà i passi opportuni per eliminare eventuali situazioni anomale ed il massimo impegno delle
istituzioni ed il suo personale per la piena tutela del diritto
costituzionale di manifestare anche in solidarietà con il popolo
palestinese».

Israele: se la nave libica verso Gaza non cambia rotta entro le 24 la intercettiamo

Ultimatum di Israele alla nave libica che intende trasportare aiuti umanitari a Gaza. Le autorità israeliane hanno dato loro tempo fino alle 24 per cambiare rotta. "Ci hanno dato tempo fino alla mezzanotte di oggi per cambiare rotta e dirigerci verso il porto egiziano di El-Arish, altrimenti invieranno le loro navi da guerra per fermare la nostra nave e scortarla nel porto israeliano di Ashdod", ha detto Mashallah Zwei, membro della Fondazione del figlio di Muammar Gheddafi Seif al-Islam, che ha noleggiato la nave Amalthea.

lunedì 12 luglio 2010

Chelsea Clinton pronta a farsi ebrea


Chelsea Clinton si potrebbe convertire all'ebraismo per far piacere al fidanzato, il banchiere d'affari Marc Mezvinsky: una semplice congettura, e che tuttavia sta mandato in fibrillazione i siti Usa in vista delle nozze, il 31 luglio, dell'unica figlia di Bill e Hillary Clinton. Chelsea ha 30 anni. Sua madre è metodista, il padre è un battista del Sud. Mezvinsky, di due anni maggiore e un ex amico d'infanzia, è cresciuto in una famiglia ebraica tradizionalista. La corrente di ebraismo a cui appartiene Marc scoraggia i matrimoni misti e proibisce ai rabbini di celebrare e talora anche di partecipare alle nozze in cui lo sposo o la sposa non sia di religione ebraica, a meno che questo/a non si converta.

Gli ebrei tornano nel mirino dell'Egitto

La comunità ebraica in Egitto (50 anime in tutto) si trova sotto pressione in seguito alla condanna della sua presidente, Carmen Weinstein, a tre anni di carcere con la condizionale e a una pesante multa. Weinstein è stata trovata colpevole di aver raggirato un uomo di affari egiziano. La radio militare israeliana ha previsto che la sentenza avrà un effetto intimidatorio non solo nei confronti della Weinstein - che è la custode di ingenti beni appartenuti in passato alla comunità ebraica egiziana - ma anche sui suoi correligionari, che già da tempo mantengono un basso profilo.
Forte all'inizio del Novecento di 80 mila persone, la comunità ebraica in Egitto ha subito i contraccolpi delle guerre con Israele: in particolare quelle del 1948 e del 1956, al cui termine solo 3.000 ebrei egiziani sarebbero rimasti nelle loro case. Mesi fa la comunità ebraica del Cairo aveva conosciuto un momento di serenità con il restauro di una storica sinagoga: ma la cerimonia ufficiale di inaugurazione è stata poi annullata dai dirigenti egiziani in segno di protesta per la parallela inaugurazione di un'altra sinagoga, appena restaurata, nella Città vecchia di Gerusalemme.

domenica 11 luglio 2010

La Dolce Vita a Gerusalemme

Rino Barillari è il fotografo numero uno dei vip. Non di quei personaggi che oggi si atteggiano divi nei programmi di Maria De Filippi o sentenziano condanne tra il pubblico di Forum. Ha immortalato i vip veri, dalla Loren a De Sica. E ora i suoi scatti arrivano in Israele. S'intitola "La mia Dolce Vita" la mostra di Barillari che sarà al Jerusalem Film Festival. La mostra, in occasione del cinquantenario del film di Federico Fellini, si aprirà domani a Gerusalemme presso la Cinematica. Il pubblico israeliano e internazionale potrà così vivere, attraverso gli scatti di Barillari, l'atmosfera speciale della Dolce Vita romana. La mostra raccoglie i memorabili scatti del grande fotografo che immortalano le star italiane ed internazionali in momenti di vita quotidiana a Roma durante gli anni '60: da Sofia Loren a Audrey Hepburn, da Marcello Mastroianni a Peter Toole.

giovedì 8 luglio 2010

Sito in tilt, risolto il problema al server Ucei

Dopo una giornata al buio torna on line il portale ufficiale dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A metà mattinata www.moked.it era andato completamente in tilt e la home page era diventata una macchia bianca nel mare di internet, con la scritta: Pagina non disponibile. Solo in tarda serata è stato ripristinato il servizio. Il problema che ha reso inaccessibile il sito è stato un malfunzionamento del server. Ora è nuovamente possibile navigare tra la cultura ebraica italiana.

In tilt il portale dell'Ucei


Il portale www.moked.it si blocca. Fermo. Non funziona, almeno, dall'ora di pranzo. Il sito internet è il portale ufficiale dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. I tecnici stanno cercando in queste ore di capire cosa sia successo al server. Per ora, buio completo. Sulla home page, al posto della rassegna di nostizie quotidiane che riguardano il mondo ebraico, c'è una pagina bianca con scritto: "Forbidden. You don't have permission to access /index.php on this server. Additionally, a 403 Forbidden error was encountered while trying to use an ErrorDocument to handle the request".

mercoledì 7 luglio 2010

Boom di suicidi tra i militari israeliani

È allarme ai vertici delle forze armate israeliane per l'aumento del numero dei suicidi tra i militari. Il fenomeno ha toccato un nuovo picco nei primi sei mesi del 2010. In base agli ultimi dati disponibili, sono 19 i militari israeliani che fra gennaio e fine giugno si sono tolti la vita. Una cifra vicina al totale dei suicidi registrati nell'intero 2009 e tale da far temere in proiezione un statistica più grave di quella record del 2005, anno funestato da 35 morti. Fonti militari sostengono che indagini compiute in passato su ogni singolo caso di suicido tenderebbero a escludere - in maggioranza - connessioni dirette con la vita di caserma o le attività belliche. Resta tuttavia la singolare incidenza del fenomeno fra i ranghi degli uomini (e delle donne) in divisa. Fatto che sta ora spingendo lo stato maggiore a dare maggior peso alla componente psicologica dell'addestramento, a pianificare l'avvio di nuovi corsi per ufficiali destinati a individuare in anticipo situazioni di disagio fra i sottoposti e a disporre una riduzione del numero dei militari autorizzati a detenere regolarmente armi.

La rabbina che tenta di salvare gli ebrei calabresi

Far ritrovare ai calabresi le loro origini ebraiche rimaste nascoste per secoli.
È questo l'obiettivo della sinagoga aperta a Serrastretta dalla prima rabbina riformata d'Italia, Barbara Aiello, americana di origine italiana. Della sinagoga e delle sue attività si parla in un reportage di Ariela Bankier del giornale Hàaretz. Barbara Aiello proviene da una famiglia di anusim, discendenti degli ebrei costretti a convertirsi al cristianesimo durante l'inquisizione. La rabbina ha aperto la sinagoga Ner Tamid del sud (luce eterna del sud), la prima da 500 anni. E in un'antica casa di famiglia ha fondato il centro per la ricerca e lo studio sugli ebrei in Calabria e Sicilia. «La Calabria - racconta Aiello - è piena di resti archeologici e culturali di antiche comunità ebraiche. Da alcuni studi è emerso che quasi il 40 per cento dei calabresi potrebbero avere origini ebraiche. Molti ebrei costretti a convertirsi al cristianesimo continuarono per centinaia di anni a coltivare la loro fede in segreto. Nella Calabria degli anni venti la famiglia di mio padre mantenne in segreto le tradizioni ebraiche. Prima di accendere le candele dello shabbat mia nonna chiudeva tutte le imposte per non farsi vedere da nessuno». L'apertura della sinagoga e del centro studi ebraici è stata una novità rivoluzionaria per tutte le persone che li frequentano. «Prima, chi era interessato - prosegue la rabbina - a vivere secondo i precetti dell'ebraismo, a riscoprire le tradizioni della sua famiglia o far luce su alcuni lontani ricordi, non sapeva come fare». Attualmente più di ottanta famiglia seguono le attività della rabbina e il loro numero aumenta ogni anno.

martedì 6 luglio 2010

Operazione Shylock: lo scivolone dei carabinieri e le raccomandazioni di Pacifici


«Operazione Shylock». Con l'arresto di 19 persone per usura e estorsione, i Carabinieri hanno evocato il famoso usuraio ebreo, personaggio del «Mercante di Venezia» di Shakespeare, per battezzare la proficua retata di questa mattina a Lecce. Una decisione che rischiava di urtare la sensibilità di più di una persona di religione ebraica. Ma Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, si dimostra indulgente: «Complimenti ai Carabinieri per aver arrestato quei criminali - ha detto all'Adnkronos - sono sicuro che non c'era alcuna intenzione di riferirsi a vecchi pregiudizi antiebraici, la Benemerita è un corpo integerrimo. Si è trattato di uno scivolone, ma senza volontà di offendere. Siano più accorti in futuro, e magari ora provvedano a cambiare il nome all'operazione».

La danza dei militari nel mirino d'Israele


Pescati su Youtube a esibirsi come ballerini durante un servizio di pattuglia nell'inquieta Hebron, in Cisgiordania, sei militari israeliani rischiano ora un severo provvedimento disciplinare. Le immagini mostrano i militari - armati e in
assetto da combattimento - mentre avanzano lungo una strada di Hebron: luogo ad alta tensione dei territori palestinesi occupati, già teatro di molti episodi sanguinosi, nel quale circa 500 coloni vivono incuneati fra decine di migliaia di abitanti arabi in uno degli insediamenti ebraici più radicati, ma anche controversi dell'intera Cisgiordania. I soldati appaiono circospetti. Poi, d'improvviso, mentre sale il suono di una canzone di successo ('Tik Tok', della pop star Kesha) il sestetto cambia schieramento e - fucili mitragliatori alla mano - si lancia in una serie di passi di danza. Il filmato - non dissimile, fra gli altri, da quello girato a suo tempo in Afghanistan da alcuni militari Usa al ritmo di una hit di Lady Gaga - ha già suscitato una infinità di commenti in rete. Qualcuno l'ha interpretato come uno scherzo innocente di soldati-ragazzini. Altri si sono irritati: «È facile ridere
dell'occupazione quando sei fra gli occupanti», ha scritto ad esempio un navigatore.
Lo stato maggiore, da parte sua, ha fatto sapere di aver avviato verifiche. E fonti bene informate non hanno escluso punizioni per un comportamento definito «improprio».

lunedì 5 luglio 2010

L'amore gay tra israeliani e iraniani


Gay israeliani e iraniani abbracciati assieme. È accaduto al gay pride di Colonia. Una foto pubblicata dal dal sito Ynet un israeliano con la bandiera del suo Paese, accanto ad un iraniano con il vessillo dei tempi dello Shah, prima della rivoluzione islamica. La delegazione israeliana è arrivata a Colonia su invito
speciale del sindaco Jurgen Rutters per partecipare al gay pride che ieri ha visto un milione e mezzo di partecipanti nella città tedesca. Mentre gli israeliani marciavano con le loro bandiere, si sono avvicinati degli esuli iraniani con la bandiera dei tempi dello Shoah. Un iraniano ha raccontato di essere fuggito dall'Iran da un mese, dopo essere stato identificato dalle autorità come un attivista per i diritti degli omosessuali. «Uno di loro - racconta Adir Steiner, organizzatore del gay pride di Tel Aviv - mi ha anche chiesto perchè Israele non può offrire rifugio ai gay iraniani perseguitati dal regime... Gli ho risposto che l'Iran è uno stato nemico ed è proibito ai suoi cittadini entrare in Israele». «Anche dei turchi ci hanno raggiunto, assieme a rappresentanti dalla Russia, l'Ucraina e altri stati dove è difficile essere gay», ha aggiunto Steiner. Israele è ritenuto lo stato più aperto verso i gay di tutto il Medio Oriente.