giovedì 29 luglio 2010

La punizione di Netanyahu (figlio)

Jair Netanyahu, il figlio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è stato condannato a 10 giorni di confino per essersi presentato con ritardo a una chiamata dei suoi superiori dell'esercito israeliano, dove sta svolgendo il servizio di leva. A renderlo noto è un portavoce dell'esercito, spiegando che il soldato è stato punito per «disobbedienza». Jair, 19 anni, era stato convocato alcuni giorni fa insieme alla sua unità nell'ufficio del portavoce dell'esercito per un incarico, ma non si è presentato con il resto del gruppo, rendendosi irreperibile e comparendo soltanto diverse ore più tardi. A differenza di suo padre, che svolse il servizio di leva in un'unità di combattimento d'elite, Jair serve da alcuni mesi nell'ufficio del portavoce delle forze armate a Gerusalemme dove, secondo quanto riferito dall'esercito, viene trattato «come un qualunque altro soldato dell'unità». La pena detentiva, da scontare all'interno della sua base, è stata ridotta a otto giorni dopo che il giovane soldato «ha esercitato il suo diritto di presentare appello». Jair Netanyahu ha festeggiato lunedì scorso il suo 19esimo compleanno in compagnia di suo padre, poi per questo duramente attaccato dalla stampa del Paese. Appena un'ora prima della festa, infatti, un elicottero dell'esercito israeliano con sei soldati a bordo era precipitato in Romania, e il premier avrebbe dovuto occuparsi di persona dell'incidente.

mercoledì 28 luglio 2010

Regole ebraiche negli ospedali

Una rete di accoglienza per semplificare l'accesso alle cure di stranieri o persone con culture diverse tra loro. E' il progetto del policlinico Umberto I. Il sistema, già deliberato dal direttore generale Ubaldo Montaguti, mira a «rendere sistematiche una serie di attività già svolte da mediatori culturali, operatori sanitari e
personale amministrativo». In merito il rabbino di Roma, Cesare
Efrati ha spiegato: «Come comunità ebraica stiamo preparando
un piccolo libro, da distribuire a medici e operatori sanitari,
che contiene tutte le norme della nostra religione che ruotano
attorno alla sfera del malato: dalla bioetica all'alimentazione
kasher. Credo che sarà pronto nell'arco di 4 mesi».

martedì 27 luglio 2010

Il mea culpa di Oliver Stone

Il regista Oliver Stone ha diffuso un comunicato in cui si scusa per i commenti fatti in un'intervista al Sunday Times di London sull'Olocausto e su quella che ha definito «la dominazione ebraica dei media». «Nel tentativo di fare il punto storico più ampio sulla gamma di atrocità commesse dai tedeschi nei confronti di molte persone, ho fatto una maldestra associazione con l'Olocausto, per la quale sono dispiaciuto e pentito», ha detto Stones in una dichiarazione diffusa dal suo portavoce. «Gli ebrei ovviamento non controllano i media o qualcunque altra industria. Il fatto che l'Olocausto è ancora oggi un avvenimento molto importante, vivido e attuale è infatti merito dell'inteso lavoro che una estesa coalizione di persone ha profuso sul ricordo di questa atrocità, perchè è stata un'atrocità».

Proteste contro l'antisemita Oliver Stone


Il Centro Simon Wiesenthal ha protestato contro «l'antisemita» Oliver Stone e ha invitato Hollywood a insorgere contro il regista che intanto oggi, dopo le polemiche, si è scusato. «Oliver Stone è un pappagallo in più nel coro antisemita», ha detto il Abraham Cooper, condirettore del Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles, che vuole preservare la memoria dell'Olocausto. Nel mirino, le dichiarazioni di Stone al Sunday Times di Londra, nelle quali il regista di "Nato il 4 luglio" sostiene che nella nostra cultura l'attenzione per la Shoah è dovuta al fatto che gli ebrei «controllano i medià». Stone ha anche detto che Hitler «ha fatto più male al popolo russo che a quello ebraico». Il regista, sostiene Cooper, «si intestardisce a minimizzare l'Olocausto». Nell'intervista al Sunday Times, Oliver Stone ha anche definito «orribile» la politica americana verso l'Iran.

lunedì 26 luglio 2010

Israele, trovato un codice di 3.700 anni fa

Per la prima volta è stato trovato in Israele un documento che contiene un codice legale inciso su una tavoletta di 3.700 anni fa che ricorda parti del famoso Codice babilonese di Hammurabi. Secondo quanto ha annunciato oggi l'Università Ebraica di
Gerusalemme la tavoletta, in scrittura cuneiforme, risalente ai secoli XVIII-XVII a.C., è stata scoperta nel corso di scavi condotti dall'Università a Hazor, nel nord di Israele, sotto la direzione degli archeologi Amnon Ben-Tor e Sharon Zuckerman. Nella tavoletta sono incise parti di leggi che si riferiscono a danni personali nei rapporti tra schiavi e i loro padroni e sono simili, anche nello stile, alle leggi nel Codice Hammurabi. Le leggi, in una certa misura, riflettono anche quelle bibliche dell«occhio per occhio, dente per dentè. Un'equipe di esperti dell'università, guidata dal professor Wayne Horowitz, è ora impegnata nella traduzione del testo e ha finora decifrato parole come "padrone", "schiavo" e un termine che sembra significare "occhio". Secondo la scoperta apre la porta a eventuali future investigazioni sui rapporti tra le leggi bibliche e il Codice Hammurabi.

venerdì 23 luglio 2010

La chiave dell'amicizia tra Milano e Israele

Un simbolo dell'amicizia che lega Milano e Israele, del quale per anni si erano perse le tracce e alla fine ritrovato per caso in una bancarella: è la storia della chiave di Tel Aviv che nel 1979 fu donata «con amicizia» al primo cittadino del capoluogo lombardo, Aldo Aniasi e che oggi dopo trent'anni entra a far parte «delle cose
significative della comunità ebraica di Milano», come spiega il suo presidente Roberto Jarach. «L'avevo ritrovata per caso nel mercatino di via Orefici - racconta Paolo Uguccioni, leader storico dei negozianti di Corso Buenos Aires -, mescolata a cianfrusaglie e in vendita per appena 20 euro». Resosi conto del suo reale valore, Uguccioni l'ha acquistata e oggi l'ha riconsegnata nelle mani di Bruna Aniasi, figlia dello storico sindaco socialista e comandante
partigiano.

mercoledì 21 luglio 2010

Si finge ebreo per fare sesso con un'israeliana. Condannato

Ha avuto un rapporto sessuale con una ragazza israeliana fingendosi ebreo e per questo il trentenne palestinese Sabbar Kashur è stato condannato a 18 mesi di carcere per stupro. La condanna dei giudici di Gerusalemme risale a lunedì e la stampa israeliana ne dà notizia oggi, spiegando che il giovane è stato denunciato dalla ragazza ebrea quando ha scoperto che non era della sua stessa fede, come invece le aveva assicurato. I due si sono incontrati a settembre 2008 e il ragazzo, un palestinese residente a Gerusalemme est, si è presentato come uno studente di fede ebraica, interessato a una relazione seria. Il giorno stesso Kashur ha avuto un rapporto sessuale con la ragazza, facendo poi perdere le sue tracce. La ragazza ha quindi raccolto informazioni sul seduttore, scoprendo che non si trattava di un ebreo, ma di un arabo-israeliano di fede islamica. A quel punto è scattata la denuncia. Nel dare lettura della sentenza, Tzvi Segal, uno dei tre giudici che si sono occupati del caso, ha ammesso che la ragazza era consenziente ma ha precisato che, pur non trattandosi di «un classico stupro con la forza», la donna non avrebbe dato il suo consenso se avesse conosciuto la fede di Kashur.

lunedì 19 luglio 2010

"Siete del Mossad". Israeliani espulsi dalle Mauritius

Tre cittadini israeliani sono stati espulsi dalle Mauritius con l'accusa di essere al soldo dei servizi segreti del loro paese per uccidere alcuni turisti provenienti da Dubai. Lo riferisce il sito
di Yedioth Ahronoth, spiegando che i tre rientravano dal Sud Africa, dove avevano assistito ai Mondiali di calcio e avevano deciso di trascorrere qualche giorno sulle spiagge del celebre arcipelago dell'Oceano Indiano. Ma non sono mai riusciti a vedere il mare, visto che già in aeroporto sono stati bloccati con l'accusa di lavorare per il Mossad. I tre - i fratelli trentenni
Ido e Roee Reicher, ingegneri informatici, e il loro amico Avi Levinstein, proprietario di un ristorante - sono arrivati nella capitale Port Louis sabato. «Ci avevano detto che quello è un paradiso, mentre in Sudafrica faceva freddo, e abbiamo deciso di chiudere lì la nostra vacanza», ha spiegato Roee Reicher. Il loro atterraggio è coinciso con quello di un volo da Dubai e le autorità aeroportuali, vedendo la nazionalità dei tre, hanno temuto che si trattasse di un caso simile a quello di Mahmoud al-Mabhouh, leader di Hamas ucciso a Dubai da presunti agenti del Mossad a gennaio.
«Dicevano che i nostri passaporti erano falsi», ha raccontato Roee, spiegando che lui e i suoi compagni di viaggio sono stati sottoposti a duri interrogatori. In particolare, gli agenti erano insospettiti dai circa 40 visti sui passaporti dei tre. Il ministero degli Esteri israeliano, a cui i tre sono riusciti a telefonare, ha spiegato loro che sull'arcipelago non c'è un'ambasciata israeliana e non sarebbe stato possibile dare loro assistenza, invitandoli quindi a rientrare in patria. La vicenda si è conclusa quando i tre hanno deciso di accettare il consiglio, anche spinti dalle minacce delle autorità locali, che promettevano sei mesi di carcere per possesso di passaporti falsi. Tra Israele e Mauritius si sono registrate recenti tensioni dopo che l'isola ha respinto l'ambasciatore israeliano perché il suo datore di lavoro, il ministero degli Esteri, ha sede a Gerusalemme, non riconosciuta
dall'Onu come capitale dello stato ebraico. Israele ha risposto tagliando gli aiuti all'isola.

venerdì 16 luglio 2010

Per mezza Israele Obama è filo-palestinese


La maggior parte degli ebrei israeliani ritiene che il presidente statunitense Barack Obama non sostenga lo Stato ebraico, ma piuttosto i palestinesi. È quanto emerge da un sondaggio commissionato dal quotidiano israeliano The Jerusalem Post. Alla domanda se considerino l'Amministrazione Obama più filoisraeliana, filopalestinese o neutrale, solo il 10% degli israeliani ha risposto di considerarla più pro-israeliana che filopalestinese. Invece, per il 46% la Casa Bianca sostiene i palestinesi e per il 34% ha una posizione neutrale. Il 10% delle persone interpellate non ha espresso un'opinione. Per il sondaggio sono stati interpellati tra lunedì e mercoledì 515 ebrei israeliani.

giovedì 15 luglio 2010

Si dimette Claudio Procaccia. Aldo Giovanni Ricci nuovo delegato alla Memoria


Il professor Aldo Giovanni Ricci, è il nuovo delegato alla Memoria del Comune di Roma. Il sindaco Gianni Alemanno ha firmato la nuova delega, in sostituzione di Claudio Procaccia (nella foto, ndr), dimissionario perché nominato direttore del neo costituito Dipartimento Cultura della
Comunità Ebraica di Roma. Procaccia, nella sua lettera di dimissioni al sindaco, ha sottolineato che il nuovo incarico di direttore del Dipartimento Cultura della Comunità Ebraica di Roma "prevede un incremento significativo di delicate mansioni da svolgere" e che pertanto "con rammarico non potrò più svolgere il ruolo di delegato alla Memoria". Tuttavia, prosegue Procaccia, "nel rinunciare alla delega, vorrei sottolineare che l'esperienza vissuta grazie all'incarico che Lei mi ha conferito è stata straordinaria, contrassegnata da un rapporto umano e professionale splendido con Lei, il suo staff e l'amministrazione nel suo complesso".
Il nuovo delegato nasce a Novara nel novembre del 1943. Dopo la laurea in Filosofia consegue i diplomi di perfezionamento in filosofia (1968), in paleografia, archivistica e diplomatica (1970) e in archivistica presso gli Archivi di Francia (1972). Nel 1967 vince il concorso negli Archivi di Stato con assegnazione all'Archivio Centrale dello Stato, che dirige come sovrintendente dall'agosto 2004 al settembre 2009. Ha insegnato con docenze a contratto sull'uso delle fonti d'archivio presso la Facoltà di Economia dell'Università di Pisa tra il 1999 e il 2003 e presso
il Formez dal 1997 al 1998. Già titolare del corso di Storia
contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell'Università
Guglielmo Marconi di Roma, attualmente è titolare del medesimo
corso presso la Facoltà di Scienze politiche. Ha insegnato Storia dei partiti e dei movimenti politici nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università San Pio V dal 2007 al 2008. Fra le principali iniziative culturali curate da Ricci per l'Archivio Centrale dello Stato, l'edizione critica dei "Verbali del Consiglio dei Ministri" nel periodo tra il luglio 1943 e il maggio 1948, con prefazione dell'allora capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, e l'edizione delle "Opere di Giovanni Giolitti". Il sindaco Gianni Alemanno ha dichiarato: "Rivolgo ad Aldo Ricci il mio augurio di
buon lavoro e lo ringrazio per aver raccolto questa importante
sfida assumendo l'incarico di delegato alla Memoria del Comune di Roma. A Claudio Procaccia va il senso della mia sincera e profonda gratitudine non solo per il contributo professionale, ma anche per la sensibilità e la dedizione dimostrate in questi mesi nello svolgimento del suo lavoro".

mercoledì 14 luglio 2010

Gli ebrei ultraortodossi vietano vacanze in hotel. Si salvano tre alberghi

Le vacanze in hotel di cui non sia certificato il rispetto dei principi della fede ebraica sono contrarie ai principi di «santità e pudore» e per questo vanno vietate. È l'avviso diffuso da un
gruppo di rabbini israeliani ultraortodossi, i quali hanno invitato la stampa haredi a non pubblicare le pubblicità di alberghi e luoghi di vacanza, eccetto tre hotel del paese certificati "kosher".
«Visto che le vacanze in hotel sparsi per il paese e all'estero pongono ostacoli alla santità e al pudore e che la gente trascorre le vacanze in un'atmosfera di promiscuità e flivolezza - si legge in un comunicato diffuso nei quartieri ultraortodossi delle città israeliane e rilanciato dal sito di Yedioth Ahronoth - chiediamo
alla stampa haredi di non pubblicizzare questi alberghi e, al contrario, rivolgere appelli contro di loro, migliornado così la purezza di Israele». Come se non bastasse, i rabbini precisano che «trascorrere le vacanze in hotel della Terra Santa o all'estero è una delle infrazioni più gravi dei nostri tempi, di cui molti sono caduti vittima. È impensabile quindi - dicono rivolgendosi agli editori - che facciate pubblicità (agli alberghi), inducendo molti al peccato». I rabbini ultraortodossi indicano, infine, tra le tentazioni presenti negli albeghi, la tv e il collegamento Internet in camera.

martedì 13 luglio 2010

Rissa al Campidoglio, la Rete pro-Palestina va dal prefetto e attacca gli ebrei


La Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese torna ad attaccare la Comunità ebraica di Roma. Stavolta va direttamente dal prefetto della Capitale. I rappresentanti erano stati coinvolti in una rissa sulla scalinata del Campidoglio, la sera del 24 giugno subito dopo la chiusura della manifestazione a sostegno del soldato israeliano rapito Gilad Shalit. Secondo l'organizzazione pro-Palestina sarebbero stati alcuni ebrei romani ad averli attaccati. Questi respingono le accuse. La dinamica, in ogni caso, non è stata ancora chiarita dalla polizia.
Oggi una delegazione della Rete è stata ricevuta dal Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, al quale è stato esternata "preoccupazione ed allarme - dicono i rappresentanti - per l'esistenza nella nostra città di una entità che ritiene di poter impedire la libera di espressione di posizioni politiche morali e culturali di solidarietà con la lotta di liberazione del popolo palestinese con la forza, come attesta, ultima di una serie di vicende analoghe, l'azione squadristica condotta la sera del 24 giugno sulla scalinata del Campidoglio contro pacifici manifestanti. Il prefetto - continuano i rappresentanti - ha da parte sua assicurato che seguirà gli sviluppi delle indagini, farà i passi opportuni per eliminare eventuali situazioni anomale ed il massimo impegno delle
istituzioni ed il suo personale per la piena tutela del diritto
costituzionale di manifestare anche in solidarietà con il popolo
palestinese».

Israele: se la nave libica verso Gaza non cambia rotta entro le 24 la intercettiamo

Ultimatum di Israele alla nave libica che intende trasportare aiuti umanitari a Gaza. Le autorità israeliane hanno dato loro tempo fino alle 24 per cambiare rotta. "Ci hanno dato tempo fino alla mezzanotte di oggi per cambiare rotta e dirigerci verso il porto egiziano di El-Arish, altrimenti invieranno le loro navi da guerra per fermare la nostra nave e scortarla nel porto israeliano di Ashdod", ha detto Mashallah Zwei, membro della Fondazione del figlio di Muammar Gheddafi Seif al-Islam, che ha noleggiato la nave Amalthea.

lunedì 12 luglio 2010

Chelsea Clinton pronta a farsi ebrea


Chelsea Clinton si potrebbe convertire all'ebraismo per far piacere al fidanzato, il banchiere d'affari Marc Mezvinsky: una semplice congettura, e che tuttavia sta mandato in fibrillazione i siti Usa in vista delle nozze, il 31 luglio, dell'unica figlia di Bill e Hillary Clinton. Chelsea ha 30 anni. Sua madre è metodista, il padre è un battista del Sud. Mezvinsky, di due anni maggiore e un ex amico d'infanzia, è cresciuto in una famiglia ebraica tradizionalista. La corrente di ebraismo a cui appartiene Marc scoraggia i matrimoni misti e proibisce ai rabbini di celebrare e talora anche di partecipare alle nozze in cui lo sposo o la sposa non sia di religione ebraica, a meno che questo/a non si converta.

Gli ebrei tornano nel mirino dell'Egitto

La comunità ebraica in Egitto (50 anime in tutto) si trova sotto pressione in seguito alla condanna della sua presidente, Carmen Weinstein, a tre anni di carcere con la condizionale e a una pesante multa. Weinstein è stata trovata colpevole di aver raggirato un uomo di affari egiziano. La radio militare israeliana ha previsto che la sentenza avrà un effetto intimidatorio non solo nei confronti della Weinstein - che è la custode di ingenti beni appartenuti in passato alla comunità ebraica egiziana - ma anche sui suoi correligionari, che già da tempo mantengono un basso profilo.
Forte all'inizio del Novecento di 80 mila persone, la comunità ebraica in Egitto ha subito i contraccolpi delle guerre con Israele: in particolare quelle del 1948 e del 1956, al cui termine solo 3.000 ebrei egiziani sarebbero rimasti nelle loro case. Mesi fa la comunità ebraica del Cairo aveva conosciuto un momento di serenità con il restauro di una storica sinagoga: ma la cerimonia ufficiale di inaugurazione è stata poi annullata dai dirigenti egiziani in segno di protesta per la parallela inaugurazione di un'altra sinagoga, appena restaurata, nella Città vecchia di Gerusalemme.

domenica 11 luglio 2010

La Dolce Vita a Gerusalemme

Rino Barillari è il fotografo numero uno dei vip. Non di quei personaggi che oggi si atteggiano divi nei programmi di Maria De Filippi o sentenziano condanne tra il pubblico di Forum. Ha immortalato i vip veri, dalla Loren a De Sica. E ora i suoi scatti arrivano in Israele. S'intitola "La mia Dolce Vita" la mostra di Barillari che sarà al Jerusalem Film Festival. La mostra, in occasione del cinquantenario del film di Federico Fellini, si aprirà domani a Gerusalemme presso la Cinematica. Il pubblico israeliano e internazionale potrà così vivere, attraverso gli scatti di Barillari, l'atmosfera speciale della Dolce Vita romana. La mostra raccoglie i memorabili scatti del grande fotografo che immortalano le star italiane ed internazionali in momenti di vita quotidiana a Roma durante gli anni '60: da Sofia Loren a Audrey Hepburn, da Marcello Mastroianni a Peter Toole.

giovedì 8 luglio 2010

Sito in tilt, risolto il problema al server Ucei

Dopo una giornata al buio torna on line il portale ufficiale dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A metà mattinata www.moked.it era andato completamente in tilt e la home page era diventata una macchia bianca nel mare di internet, con la scritta: Pagina non disponibile. Solo in tarda serata è stato ripristinato il servizio. Il problema che ha reso inaccessibile il sito è stato un malfunzionamento del server. Ora è nuovamente possibile navigare tra la cultura ebraica italiana.

In tilt il portale dell'Ucei


Il portale www.moked.it si blocca. Fermo. Non funziona, almeno, dall'ora di pranzo. Il sito internet è il portale ufficiale dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. I tecnici stanno cercando in queste ore di capire cosa sia successo al server. Per ora, buio completo. Sulla home page, al posto della rassegna di nostizie quotidiane che riguardano il mondo ebraico, c'è una pagina bianca con scritto: "Forbidden. You don't have permission to access /index.php on this server. Additionally, a 403 Forbidden error was encountered while trying to use an ErrorDocument to handle the request".

mercoledì 7 luglio 2010

Boom di suicidi tra i militari israeliani

È allarme ai vertici delle forze armate israeliane per l'aumento del numero dei suicidi tra i militari. Il fenomeno ha toccato un nuovo picco nei primi sei mesi del 2010. In base agli ultimi dati disponibili, sono 19 i militari israeliani che fra gennaio e fine giugno si sono tolti la vita. Una cifra vicina al totale dei suicidi registrati nell'intero 2009 e tale da far temere in proiezione un statistica più grave di quella record del 2005, anno funestato da 35 morti. Fonti militari sostengono che indagini compiute in passato su ogni singolo caso di suicido tenderebbero a escludere - in maggioranza - connessioni dirette con la vita di caserma o le attività belliche. Resta tuttavia la singolare incidenza del fenomeno fra i ranghi degli uomini (e delle donne) in divisa. Fatto che sta ora spingendo lo stato maggiore a dare maggior peso alla componente psicologica dell'addestramento, a pianificare l'avvio di nuovi corsi per ufficiali destinati a individuare in anticipo situazioni di disagio fra i sottoposti e a disporre una riduzione del numero dei militari autorizzati a detenere regolarmente armi.

La rabbina che tenta di salvare gli ebrei calabresi

Far ritrovare ai calabresi le loro origini ebraiche rimaste nascoste per secoli.
È questo l'obiettivo della sinagoga aperta a Serrastretta dalla prima rabbina riformata d'Italia, Barbara Aiello, americana di origine italiana. Della sinagoga e delle sue attività si parla in un reportage di Ariela Bankier del giornale Hàaretz. Barbara Aiello proviene da una famiglia di anusim, discendenti degli ebrei costretti a convertirsi al cristianesimo durante l'inquisizione. La rabbina ha aperto la sinagoga Ner Tamid del sud (luce eterna del sud), la prima da 500 anni. E in un'antica casa di famiglia ha fondato il centro per la ricerca e lo studio sugli ebrei in Calabria e Sicilia. «La Calabria - racconta Aiello - è piena di resti archeologici e culturali di antiche comunità ebraiche. Da alcuni studi è emerso che quasi il 40 per cento dei calabresi potrebbero avere origini ebraiche. Molti ebrei costretti a convertirsi al cristianesimo continuarono per centinaia di anni a coltivare la loro fede in segreto. Nella Calabria degli anni venti la famiglia di mio padre mantenne in segreto le tradizioni ebraiche. Prima di accendere le candele dello shabbat mia nonna chiudeva tutte le imposte per non farsi vedere da nessuno». L'apertura della sinagoga e del centro studi ebraici è stata una novità rivoluzionaria per tutte le persone che li frequentano. «Prima, chi era interessato - prosegue la rabbina - a vivere secondo i precetti dell'ebraismo, a riscoprire le tradizioni della sua famiglia o far luce su alcuni lontani ricordi, non sapeva come fare». Attualmente più di ottanta famiglia seguono le attività della rabbina e il loro numero aumenta ogni anno.

martedì 6 luglio 2010

Operazione Shylock: lo scivolone dei carabinieri e le raccomandazioni di Pacifici


«Operazione Shylock». Con l'arresto di 19 persone per usura e estorsione, i Carabinieri hanno evocato il famoso usuraio ebreo, personaggio del «Mercante di Venezia» di Shakespeare, per battezzare la proficua retata di questa mattina a Lecce. Una decisione che rischiava di urtare la sensibilità di più di una persona di religione ebraica. Ma Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, si dimostra indulgente: «Complimenti ai Carabinieri per aver arrestato quei criminali - ha detto all'Adnkronos - sono sicuro che non c'era alcuna intenzione di riferirsi a vecchi pregiudizi antiebraici, la Benemerita è un corpo integerrimo. Si è trattato di uno scivolone, ma senza volontà di offendere. Siano più accorti in futuro, e magari ora provvedano a cambiare il nome all'operazione».

La danza dei militari nel mirino d'Israele


Pescati su Youtube a esibirsi come ballerini durante un servizio di pattuglia nell'inquieta Hebron, in Cisgiordania, sei militari israeliani rischiano ora un severo provvedimento disciplinare. Le immagini mostrano i militari - armati e in
assetto da combattimento - mentre avanzano lungo una strada di Hebron: luogo ad alta tensione dei territori palestinesi occupati, già teatro di molti episodi sanguinosi, nel quale circa 500 coloni vivono incuneati fra decine di migliaia di abitanti arabi in uno degli insediamenti ebraici più radicati, ma anche controversi dell'intera Cisgiordania. I soldati appaiono circospetti. Poi, d'improvviso, mentre sale il suono di una canzone di successo ('Tik Tok', della pop star Kesha) il sestetto cambia schieramento e - fucili mitragliatori alla mano - si lancia in una serie di passi di danza. Il filmato - non dissimile, fra gli altri, da quello girato a suo tempo in Afghanistan da alcuni militari Usa al ritmo di una hit di Lady Gaga - ha già suscitato una infinità di commenti in rete. Qualcuno l'ha interpretato come uno scherzo innocente di soldati-ragazzini. Altri si sono irritati: «È facile ridere
dell'occupazione quando sei fra gli occupanti», ha scritto ad esempio un navigatore.
Lo stato maggiore, da parte sua, ha fatto sapere di aver avviato verifiche. E fonti bene informate non hanno escluso punizioni per un comportamento definito «improprio».

lunedì 5 luglio 2010

L'amore gay tra israeliani e iraniani


Gay israeliani e iraniani abbracciati assieme. È accaduto al gay pride di Colonia. Una foto pubblicata dal dal sito Ynet un israeliano con la bandiera del suo Paese, accanto ad un iraniano con il vessillo dei tempi dello Shah, prima della rivoluzione islamica. La delegazione israeliana è arrivata a Colonia su invito
speciale del sindaco Jurgen Rutters per partecipare al gay pride che ieri ha visto un milione e mezzo di partecipanti nella città tedesca. Mentre gli israeliani marciavano con le loro bandiere, si sono avvicinati degli esuli iraniani con la bandiera dei tempi dello Shoah. Un iraniano ha raccontato di essere fuggito dall'Iran da un mese, dopo essere stato identificato dalle autorità come un attivista per i diritti degli omosessuali. «Uno di loro - racconta Adir Steiner, organizzatore del gay pride di Tel Aviv - mi ha anche chiesto perchè Israele non può offrire rifugio ai gay iraniani perseguitati dal regime... Gli ho risposto che l'Iran è uno stato nemico ed è proibito ai suoi cittadini entrare in Israele». «Anche dei turchi ci hanno raggiunto, assieme a rappresentanti dalla Russia, l'Ucraina e altri stati dove è difficile essere gay», ha aggiunto Steiner. Israele è ritenuto lo stato più aperto verso i gay di tutto il Medio Oriente.

venerdì 2 luglio 2010

Israele vuole risarcire le vittime della Mavi Marmara

Israele sarebbe pronto a risarcire le famiglie delle vittime turche del blitz compiuto il 31 maggio scorso in acque internazionali contro la flottiglia di attivisti filo-palestinesi che cercava di rompere il blocco della Striscia di Gaza. Secondo i media israeliani, l'offerta sarebbe stata avanzata dal ministro dell'Industria, Benyamin Ben Eliezer, nell'incontro segreto avuto mercoledì a Bruxelles con il titolare degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu: incontro (reso poi di pubblico dominio) organizzato per cercare di riprendere il filo del dialogo fra i due ex alleati strategici dopo le roventi polemiche seguite al blitz e dopo mesi di tensioni ininterrotte. Stando a quanto comunicato ufficialmente dal governo turco, il colloquio sarebbe avvenuto su iniziativa israeliana e Davutoglu avrebbe semplicemente ribadito a Ben Eliezer ciò che Ankara si aspetta per sanare la ferita causata dai fatti del 31 maggio: le scuse d'Israele, il risarcimento, un'inchiesta
internazionale e la fine del blocco navale di Gaza. La ripresa di contatti informali fra i due Paesi appare del resto già minata dalle polemiche interne esplose in seno al governo israeliano, dove il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman (Israel Beitenu, destra radicale), s'è pubblicamente lamentato con il premier, Benyamin Netanyahu (Likud, destra tradizionale), per essere stato tenuto all'oscuro fino all'ultimo della missione affidata al laburista Ben Eliezer. Mentre sulla stampa turca si sottolinea come l'incontro di
Bruxelles non abbia diradato le tensioni sulla questione degli spazi aerei: chiusi nei giorni scorsi dalla Turchia a tutti i voli militari israeliani con un provvedimento che potrebbe essere ancora allargato ai voli civili.

giovedì 1 luglio 2010

Mille prigionieri per Shalit


Israele è disposto a pagare un caro prezzo - mille detenuti palestinesi - «ma non qualunque prezzo» per la liberazione del soldato Ghilad Shalit, da quattro anni prigioniero di Hamas a Gaza. Questo il senso del messaggio che il premier Benyamin Netanyahu ha rivolto oggi alla popolazione per spiegare le ragioni della sua condotta davanti a una parte dell'opinione pubblica che reclama a voce sempre più alta il ritorno di Shalit alla sua famiglia. In Israele - spiega Giorgio Raccah dell'Ansa - è intanto giunta al quinto giorno la marcia che i genitori del soldato, Noam e Aviva Shalit, stanno attuando, accompagnati da centinaia, se non migliaia, di israeliani, dalla loro abitazione a Mitzpe Hila, in Alta Galilea, alla residenza del premier a Gerusalemme per reclamare la liberazione del figlio. In un discorso trasmesso dai media elettronici del paese Netanyahu ha detto di aver accettato «col cuore pesante» la proposta del mediatore tedesco di scarcerare un migliaio di palestinesi, tra i quali anche «terroristi» ritenuti molto pericolosi. A questa proposta, ha aggiunto, Hamas non ha ancora risposto, mentre alcuni suoi esponenti hanno perfino aggravato le loro richieste. L'assenso israeliano, ha spiegato Netanyahu, è subordinato a due condizioni: la prima è che i palestinesi più pericolosi non ritornino in Cisgiordania ma vadano in esilio all'estero o a Gaza; la seconda è il rifiuto di liberare «arciterroristi» perché rafforzerebbero Hamas e causerebbero nuovi attentati. A questo proposito Netanyahu - che ha ricordato il prezzo personale pagato quando il fratello Jonathan fu ucciso a Entebbe nel 1976 nell'operazione di salvataggio dei passeggeri di un aereo della Air France partito da Tel Aviv e dirottato da un commando di terroristi palestinesi e tedeschi - ha detto che l'esperienza di passate liberazioni in massa di detenuti palestinesi in cambio di soldati ha dimostrato che almeno metà hanno ripreso dopo poco tempo attività terroristiche e causato l'uccisione di altri israeliani. «Non c'è israeliano che non voglia il ritorno di Shalit»,ha detto Netanyahu, ricordato che a questo fine Israele opera apertamente e per vie segrete. «Io ho davanti agli occhi la famiglia di Shalit e anche quelle che di vittime del terrorismo. Come primo ministro devo prendere tutti gli elementi in considerazione, per non ripetere gli errori del passato e portare su di noi nuove tragedie».