giovedì 1 luglio 2010

Mille prigionieri per Shalit


Israele è disposto a pagare un caro prezzo - mille detenuti palestinesi - «ma non qualunque prezzo» per la liberazione del soldato Ghilad Shalit, da quattro anni prigioniero di Hamas a Gaza. Questo il senso del messaggio che il premier Benyamin Netanyahu ha rivolto oggi alla popolazione per spiegare le ragioni della sua condotta davanti a una parte dell'opinione pubblica che reclama a voce sempre più alta il ritorno di Shalit alla sua famiglia. In Israele - spiega Giorgio Raccah dell'Ansa - è intanto giunta al quinto giorno la marcia che i genitori del soldato, Noam e Aviva Shalit, stanno attuando, accompagnati da centinaia, se non migliaia, di israeliani, dalla loro abitazione a Mitzpe Hila, in Alta Galilea, alla residenza del premier a Gerusalemme per reclamare la liberazione del figlio. In un discorso trasmesso dai media elettronici del paese Netanyahu ha detto di aver accettato «col cuore pesante» la proposta del mediatore tedesco di scarcerare un migliaio di palestinesi, tra i quali anche «terroristi» ritenuti molto pericolosi. A questa proposta, ha aggiunto, Hamas non ha ancora risposto, mentre alcuni suoi esponenti hanno perfino aggravato le loro richieste. L'assenso israeliano, ha spiegato Netanyahu, è subordinato a due condizioni: la prima è che i palestinesi più pericolosi non ritornino in Cisgiordania ma vadano in esilio all'estero o a Gaza; la seconda è il rifiuto di liberare «arciterroristi» perché rafforzerebbero Hamas e causerebbero nuovi attentati. A questo proposito Netanyahu - che ha ricordato il prezzo personale pagato quando il fratello Jonathan fu ucciso a Entebbe nel 1976 nell'operazione di salvataggio dei passeggeri di un aereo della Air France partito da Tel Aviv e dirottato da un commando di terroristi palestinesi e tedeschi - ha detto che l'esperienza di passate liberazioni in massa di detenuti palestinesi in cambio di soldati ha dimostrato che almeno metà hanno ripreso dopo poco tempo attività terroristiche e causato l'uccisione di altri israeliani. «Non c'è israeliano che non voglia il ritorno di Shalit»,ha detto Netanyahu, ricordato che a questo fine Israele opera apertamente e per vie segrete. «Io ho davanti agli occhi la famiglia di Shalit e anche quelle che di vittime del terrorismo. Come primo ministro devo prendere tutti gli elementi in considerazione, per non ripetere gli errori del passato e portare su di noi nuove tragedie».

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