lunedì 19 luglio 2010

"Siete del Mossad". Israeliani espulsi dalle Mauritius

Tre cittadini israeliani sono stati espulsi dalle Mauritius con l'accusa di essere al soldo dei servizi segreti del loro paese per uccidere alcuni turisti provenienti da Dubai. Lo riferisce il sito
di Yedioth Ahronoth, spiegando che i tre rientravano dal Sud Africa, dove avevano assistito ai Mondiali di calcio e avevano deciso di trascorrere qualche giorno sulle spiagge del celebre arcipelago dell'Oceano Indiano. Ma non sono mai riusciti a vedere il mare, visto che già in aeroporto sono stati bloccati con l'accusa di lavorare per il Mossad. I tre - i fratelli trentenni
Ido e Roee Reicher, ingegneri informatici, e il loro amico Avi Levinstein, proprietario di un ristorante - sono arrivati nella capitale Port Louis sabato. «Ci avevano detto che quello è un paradiso, mentre in Sudafrica faceva freddo, e abbiamo deciso di chiudere lì la nostra vacanza», ha spiegato Roee Reicher. Il loro atterraggio è coinciso con quello di un volo da Dubai e le autorità aeroportuali, vedendo la nazionalità dei tre, hanno temuto che si trattasse di un caso simile a quello di Mahmoud al-Mabhouh, leader di Hamas ucciso a Dubai da presunti agenti del Mossad a gennaio.
«Dicevano che i nostri passaporti erano falsi», ha raccontato Roee, spiegando che lui e i suoi compagni di viaggio sono stati sottoposti a duri interrogatori. In particolare, gli agenti erano insospettiti dai circa 40 visti sui passaporti dei tre. Il ministero degli Esteri israeliano, a cui i tre sono riusciti a telefonare, ha spiegato loro che sull'arcipelago non c'è un'ambasciata israeliana e non sarebbe stato possibile dare loro assistenza, invitandoli quindi a rientrare in patria. La vicenda si è conclusa quando i tre hanno deciso di accettare il consiglio, anche spinti dalle minacce delle autorità locali, che promettevano sei mesi di carcere per possesso di passaporti falsi. Tra Israele e Mauritius si sono registrate recenti tensioni dopo che l'isola ha respinto l'ambasciatore israeliano perché il suo datore di lavoro, il ministero degli Esteri, ha sede a Gerusalemme, non riconosciuta
dall'Onu come capitale dello stato ebraico. Israele ha risposto tagliando gli aiuti all'isola.

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