lunedì 14 giugno 2010

Israele, sì all'inchiesta sul Blitz. E il mondo spinge per allentare il blocco a Gaza

Il governo israeliano ha approvato all'unanimità la commissione d'inchiesta pubblica e indipendente sul blitz condotto dalla Marina militare contro la Freedom Flotilla il 31 maggio e culminato con l'uccisione di nove attivisti turchi pro-palestinesi. Parlando ai ministri in apertura di seduta, il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva detto di essere «convinto che l'esposizione dei fatti dimostrerà che la nostra intenzione era quella di condurre un'operazione di difesa in base agli standard più elevati». Il premier ha detto che l'indagine «renderà chiaro al mondo che Israele ha agito legalmente, in modo responsabile e completamente trasparente».
Gli Stati Uniti hanno accolto favorevolmente il varo della commissione d'inchiesta. «Israele ha un sistema di giustizia militare in linea con gli standard internazionali ed è in grado di condurre un'indagine seria e credibile», ha detto la Casa Bianca in un comunicato. Nel testo si legge anche l'impegno dell'Amministrazione Obama a non giudicare il risultato dell'inchiesta, ma anche l'attesa che Israele lo renda pubblico. «Mentre a Israele deve essere offerto il tempo (necessario, ndr) per completare il processo (di indagine, ndr), noi ci aspettiamo che la commissione di Israele e l'indagine militare siano portate avanti quanto prima. Ci aspettiamo anche che, al suo termine, i risultati d'indagine saranno presentati pubblicamente e alla comunità internazionale».
E intanto dalla Gran Bretagna Tony Blair fa sapere che c'è «un impegno di principio di Israele» per passare da un lista di prodotti consentiti ad una lista di prodotti vietati a Gaza. Il rappresentante del Quartetto per il Medio Oriente spiega: Lasciare le armi fuori e consentire i beni necessari alla popolazione di Gaza è il principio su cui si basa la nuova lista, che consentirebbe così un allentamento del blocco.
Sull'allentamento del blocco a Gaza è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini: «Israele credo stia comprendendo che il blocco di Gaza non giova neanche a Israele stesso», ha detto al suo arrivo a Lussemburgo per il Consiglio affari esteri dell'Ue il ministro, secondo il quale «la soluzione da suggerire dovrà essere quella di sostituire la lista dei prodotti e dei beni consentiti con una lista dei prodotti vietati». In sostanza, ha spiegato il titolare della Farnesina, bisognerà «invertire il principio, per cui sarà consentito tutto ciò che non è espressamente vietato, mentre oggi la regola, purtroppo, è il contrario». «Questa è la soluzione che noi auspichiamo oggi», ha sottolineato ancora il ministro che, quanto alla possibile apertura di due valichi nella Striscia di Gaza, ha detto di «auspicarla». «L'Italia e l'Europa sono disponibili a contribuire», ha assicurato Frattini, per il quale ci sono «due opzioni: una è che Hamas accetti di dare nelle mani dell'Autorità nazionale palestinese, quindi del presidente Abu Mazen, il controllo interno, la seconda è che sia data all'Unrwa (l'agenzia dell'Onu per i rifugiati) diretta da Filippo Grandi la responsabilità della presa in consegna immediata» dei beni, «altrimenti non ne usciamo». Quanto all'ipotesi di una missione per controllare i valichi, il titolare della Farnesina ha detto che ci potrà essere «a condizione che all'interno di Gaza non ci sia Hamas come interlocutore».

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