sabato 26 giugno 2010

Scontri al Campidoglio, ecco le due versioni dei fatti


La maggior parte dei lettori è di sicuro già informata circa i fatti avvenuti a margine della manifestazione del Colosseo, giovedì sera, per chiedere la liberazione di Gilad Shalit. La scalinata del Campidoglio è stata teatro di uno scontro tra due gruppi. Scontro verbale e fisico. Il primo gruppo è formato dai rappresentanti della Rete romana per la Palestina. Il secondo, da alcuni cittadini romani di religione ebraica. La dinamica dei fatti non è chiara. Saranno le telecamere che sorvegliano l'area del Campidoglio a dire cosa è successo. Per ora circolano due versioni. La prima è stata fornita dalla Rete romana per la Palestina (Loretta Mussi, Franco Speranza, Josef Salmain, Franco Nobile), la seconda dal presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. Di seguito, ve le riporto.

RETE ROMANA PER LA PALESTINA
I quattro rappresentanti: "La notte di giovedì eravamo sulla scalinata ad accendere in modo pacifico mille candeline per ricordare al mondo i più di mille prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Alle 23.15 circa un gruppo di circa quaranta persone è salito dal Teatro Marcello, dalla zona del Ghetto. Ci hanno subito aggrediti, al grido di 'arabi di merda', strappandoci lo striscione e la bandiera palestinese. Erano tutti a volto scoperto. Poi, utilizzando anche armi come tirapugni, hanno iniziato a picchiare. Non è stata una rissa bensì un'aggressione. Il gruppo viene poi richiamato da un capo e torna verso il Teatro Marcello. Dopo poco giunge dal Colosseo un gruppo più pacifico. Ci chiedono cosa sia successo. Noi rispondiamo che gli ebrei del ghetto ci hanno aggrediti. Loro replicano: siamo noi gli ebrei del ghetto. Di lì nasce un secondo scontro verbale. Tornano anche i ragazzi del primo raid. Vola anche qualche manata. Chiediamo alla polizia di intervenire. Solo quando il si stava per tornare violentemente alle mani le forze dell'ordine hanno formato un doppio cordone di sicurezza tra noi e loro. Siamo poi stati scortati alle nostre macchine. Quella è stata un'aggressione squadrista sionista. Al di là del procedimento legale (sporgeremo denuncia), chiediamo le scuse ufficiali della Comunità ebraica di Roma perché noi non abbiamo neanche alzato un minimo slogan antisemita, eravamo lì per manifestare e basta. Se si vuole mantenere una convivenza civile in questa città, bisogna che i rappresentanti ebrei prendano le distanze da questi squadristi. Ci appelliamo anche al sindaco Alemanno".

COMUNITA' EBRAICA DI ROMA
Riccardo Pacifici: "La nostra era una manifestazione pacifica (quella per Gilad Shalit, ndr) che si è conclusa in modo poco piacevole. Da ciò che ci risulta c'è stata una manifestazione non autorizzata, su cui però non entriamo nel merito. Chi sono i provocatori? Noi ebrei non siamo più buoni degli altri. E' successo che i cittadini romani di religione ebraica tornavano dal Colosseo, dalla manifestazione. Erano famiglie, bambini, donne e uomini. E davanti al Campidoglio siamo stati insultati. Qualcuno ha reagito: noi deprechiamo ogni tipo di violenza, ma non sono qui a fare il censore di nessuno, ognuno risponderà delle proprie azioni. Anzi, siamo noi a chiedere maggiori approfondimenti nelle indagini. Le forze dell'ordine erano presenti per difendere da eventuali attacchi i manifestanti e hanno evitato che la situazione potesse degenerare. Siamo stanchi di stare in una situazione che ci vede in uno stato di polizia h24. Le lezioni del passato sembra non siano finite e ogni volta che qualcuno si deve sfogare in merito ai fatti del Medio Oriente va al Portico d'Ottavia per rendere conto di questo agli ebrei di Roma. Non ho visto a Roma cose del genere fatte a piazza Vittorio contro, ad esempio, i cinesi, per i crimini commessi nella loro patria. Non abbiamo nulla di cui scusarci. sarà la polizia a dire se dovremmo farlo". Nel corso della conferenza stampa prende la parola Roberto Di Veroli, testimone dei fatti: "Erano le 23.30 quando ero in motorino per tornare a casa. Ho visto del movimento in Campidoglio. Stavano inveendo contro gli ebrei del Ghetto. Tutti urlavano contro di noi e io gli ho risposto: 'sporchi antisemiti'. Loro hanno iniziato a urlare: 'assassini, assassini'. Erano facinorosi". La testimonianza di Stefania: "Ero assieme a mia figlia. Stavo tornando dalla manifestazione. Avevo parcheggiato la macchina nei pressi di Portico d'Ottavia e siamo andate lì a piedi. Ci siamo sentite dire: 'assassini di merda'. Ci siamo girate e abbiamo visto che avevano i caschi, catene e spranghe. Ho detto a mia figlia di star calma. Abbiamo allungato il passo, ci siamo dirette verso i vicoli e siamo entrate in macchina". La testimonianza di Daniela Della Seta: "Stavo camminando su via Arenula e ho sentito tanta confusione e gente che urlava 'tornatevene al Ghetto'. L'aria era brutta. Mi hanno circondata e sono caduta per terra. Mi hanno dato calci. Non mi sono sentita di reagire".

1 commento:

  1. Complimenti per il tuo equilibrio, non è facile mantenerlo quando si toccano le corde della propria identità. Comunque sia andata, sei un bravo giornalista.

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