venerdì 4 giugno 2010

La voce del Ghetto: ma quale tensione? Non abbiamo paura


Rabbia sì. Tanta. Ma nessuna tensione. Nella piazza dell'antico ghetto la giornata trascorre nella normalità. I ragazzi escono da scuola e si fermano a mangiare nei ristoranti kosher. Giocano. Le mamme li osservano, chiacchierando. Anche delle ultime vicende mediorientali, certo. Ma le manifestazioni anti-Israele che hanno sfiorato Portico d'Ottavia non sembrano aver messo paura a qualcuno, qui. Proprio ieri dei rappresentanti della Cgil hanno attaccato di fronte alla Sinogoga di Roma un manifesto che annunciava un corteo contro il blitz dei militari israeliani: dagli ebrei romani nessuna reazione scomposta. «Semmai tanto fastidio. La gente confonde Israele con gli ebrei. È chiaro che c'è un rapporto diretto. Ma un conto è criticare uno Stato, un altro è venire a "casa nostra" per prenderci a parolacce. E poi: ma quale tensione - dice una mamma mentre aspetta il figlio fuori le elementari -? I giornali hanno scritto un sacco di cavolate. Semmai sono gli estremisti che devono stare attenti».


«Non si devono azzardare - ribatte l'amica mentre apre l'ombrello per ripararsi dalla pioggia - a passare da queste parti per insultarci. Quel manifesto della Cgil davanti alla Sinagoga è la dimostrazione che vogliono provocare». «Piazza - come viene chiamato l'antico ghetto dai suoi frequentatori - è offesa, non ha paura. Nessuno tocchi questo luogo che - dice Umberto Pavoncello mentre passa a via del Tempio in bicicletta - è sacro e ha sofferto già quello che doveva soffrire. E poi questi che ci danno contro sono pochini, preferiamo non dargli troppo peso». Chi conosce la differenza tra la tensione, quella vera, di un tempo e quella presunta di oggi è Peppe Calò, numero due del circolo «I ragazzi del '48».


È seduto ai tavoli del Bar Totò al centro di via Portico d'Ottavia con il fratello e un po' di amici. Aspetta di aprire il circolo con Angelo Sermoneta, detto Baffone. Con lui ha combattuto sul serio quando negli Anni Ottanta e Novanta c'era da difendersi per davvero: «Mica come ora. L'altra sera, quando quelli di sinistra sono passati a Botteghe Oscure per insultarci, noi eravamo quattro gatti e loro in duecento. Sa che è successo? Che quando ci hanno visto sono scappati». «Voi vedete tensione qui - chiede il fratello -? Questa Piazza è piena di gente, di ebrei. Siamo tutti tranquilli». «Se questi dimostranti - ribatte Peppe - vogliono venire a provocare, noi li aspettiamo. È che sono confusi, non sanno neanche loro quello che vogliono. Parlano di Israele e alzano il braccio davanti agli ebrei. Vanno in palestra e si agitano ma non hanno capito che noi, a differenza loro, combattiamo per la sopravvivenza. Siamo tanto arrabbiati per l'odio che ci buttano addosso. Ma non dite che Portico d'Ottavia ha paura».

Nessun commento:

Posta un commento