giovedì 24 giugno 2010

Le grida di Noam Shalit

La comunità europea e quella internazionale devono far pressione su Hamas perché liberi il soldato israeliano Gilad Shalit, prigioniero da quattro anni a Gaza. L'appello arriva dal padre di Shalit, Noam, che ieri sera è intervenuto al Colosseo nel corso della manifestazione organizzata dalle associazioni ebraiche (Benè Berith Giovani e Unione giovani ebrei italiani) per chiedere il rilascio del soldato, tra l'altro cittadino europeo (francese) e cittadino onorario di Roma. «Io chiedo ed esigo - ha sottolineato Noam Shalit - che la Comunità Internazionale, e in particolare la Comunità Europea, che ha saputo fare pressione sul governo israeliano per compiere dei passi di carattere umanitario nei confronti dei palestinesi di Gaza, possa compiere, con tutti i mezzi a sua disposizione, altrettanta pressione sui leader di Hamas per compiere un piccolo passo umanitario nei confronti di un suo cittadino, Gilad, la cui liberazione porterebbe al rilascio di centinaia di detenuti palestinesi». «Anche il nostro tentativo di far recapitare a Gilad una nostra lettera attraverso la flottiglia di pacifisti, tre settimane fa, è fallito - ha ricordato - a causa del rifiuto da parte della stessa organizzazione umanitaria che aveva organizzato la flottiglia». «Chi pretende che siano rispettati i propri diritti, ha il dovere - ha spiegato Noam Shalit - di rispettare i diritti degli altri, e non può continuare a ignorare il diritto internazionale e i diritti umani più basilari». Shalit ha poi ricordato l'odissea del figlio e i tentativi fatti per liberarlo: «Da quattro anni è tenuto in isolamento, senza nessun contatto esterno, può vedere solo i suoi rapitori. Sono quattro anni che alla Croce Rossa Internazionale (CICR), o a qualsiasi altra organizzazione umanitaria, è precluso di stabilire un contatto con Gilad, nonostante l'attuale attività delle organizzazioni umanitarie nella Striscia di Gaza. Da quattro anni Hamas viola e ignora la III Convenzione di Ginevra. Tiene prigioniero Gilad come un ostaggio per ricattare Israele; è una grave violazione del diritto internazionale e un grave crimine di guerra ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto di Roma». E subito dopo ha rammentato la mozione adottata a maggioranza nello scorso mese dal Parlamento europeo a Strasburgo per la liberazione del figlio, così come l'invito della Commissione Goldstone dell'Onu ed anche l'iniziativa del mediatore tedesco per uno scambio di detenuti in base al quale Israele avrebbe rilasciato mille prigionieri per il rilascio di Gilad Shalit. «Purtroppo ancora oggi Hamas - ha gridato - continua a ignorare il diritto e le convenzioni internazionali e ignora anche gli appelli del Consiglio per i diritti umani dell'Onu e del Parlamento europeo per la liberazione di Gilad. Inoltre Hamas non è disposta ad accettare la generosa proposta tedesca per uno scambio di detenuti, proposta che Hamas stesso aveva collaborato a formulare». «Sono ormai 4 lunghi anni che nostro figlio Gilad, un giovane in carne e ossa, oggi ventiquattrenne, rivolge a noi il suo muto urlo, dai bui scantinati di Hamas, privi di sole e di vita. Un urlo muto - ha concluso - ma che riecheggia e chiede una cosa soltanto: restituitemi la mia libertà, la libertà scippatami 4 anni fa. Io sono qui oggi a Roma, capitale d'Italia, una delle città principali, più antiche e importanti d'Europa e del mondo civile in generale, e faccio appello alla Comunità Internazionale e alla Comunità Europea in particolare: non dimenticate Gilad, cittadino europeo e cittadino onorario di Roma. Non dimenticatelo, cos come Roma non lo dimentica».

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